BELLUNO - Senza neve diventa tutto più difficile. Lo sci regge. Eccome se regge: i numeri della stagione invernale chiusa lunedì (con le ultime sciate in quel...
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D'altronde, se le ski aree vogliono aprire per Natale, non c'è altra soluzione. Artificiale o naturale, la neve c'è stata. E le piste tirate a lucido da dicembre ad aprile (tra Alleghe, Zoldo, Arabba e Falcade, le piste hanno chiuso appena prima di Pasqua; solo Cortina ha allungato la stagione fino al primo maggio) hanno raccolto migliaia e migliaia di sciatori. «I numeri sono gli stessi dello scorso anno - conferma Minella -. L'andamento è stato molto buono, simile a quello dell'inverno 2015-2016».
Ma i conti non sono positivi.
«Non possono esserlo. Per il secondo anno consecutivo paghiamo la mancanza di neve».
Qualcuno sostiene che il turismo invernale vada ripensato. Per uscire dall'empasse del meteo.
«Un turismo invernale senza sci? Lascio a qualcun altro pensarci. Ribadisco invece un concetto: anche quest'anno gli impiantisti hanno salvato la stagione. Dove si è fatta neve e si è data un'offerta sciistica, c'è stato lavoro. Chi non scia, d'inverno va da un'altra parte, non certo in montagna».
I costi però sembrerebbero dare ragione a chi vorrebbe un inverno senza sci.
«Veniamo da due anni senza neve, ma non vuol dire che non nevicherà mai più. Il numero di sciatori in Italia può essere in calo, è vero. Ma ci siamo rivolti a mercati extra Italia dove lo sci tira tantissimo. Lo vediamo nel numero di skipass venduti: diminuiscono i giornalieri, che sono di solito le sciate dei bellunesi e dei veneti; aumentano i plurigiornalieri». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino