Ecco il meccanismo della beffa all'Inps

Ecco il meccanismo della beffa all'Inps
Il fenomeno ha assunto via via contorni da "assalto alla diligenza": è la richiesta all'Inps di assegni sociali da parte degli stranieri. L'allarme fu lanciato dal...

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Il fenomeno ha assunto via via contorni da "assalto alla diligenza": è la richiesta all'Inps di assegni sociali da parte degli stranieri. L'allarme fu lanciato dal Gazzettino ben 6 anni fa approdando poi con varie interrogazioni in Parlamento. Ma ora si ripresenta tale e quale ancora a Nordest malgrado le promesse di maggiori controlli da parte dell'Istituto di previdenza.




Quell'assegno è a tutti gli effetti una "pensione sociale" (fino al 1996 si chiamava così) riconosciuta a chi ha oltre 65 anni e ha redditi bassi. Proprio gli extracomunitari ne avrebbero fatto incetta: per chi è sul nostro territorio da regolare - quindi con carta di soggiorno e residenza - basta presentare la domanda di ricongiungimento familiare e far arrivare in Italia genitori o parenti anziani. A quel punto si manda il familiare over 65 all’Inps per autocertificare l’assenza di reddito e il gioco è fatto: l’Inps eroga 395,6 euro al mese di assegno sociale più 154,9 euro di importo aggiuntivo (cifre poi aumentate dalla Finanziaria 2008): in totale 550,5 euro per 13 mensilità quindi 7.156 euro l’anno (tutti esentasse).



Il caso fu sollevato dal padovano Gianfranco Destro, ex sindacalista presidente del movimento "Città futura". Tenendo presente che il 20% dei pensionati del Nordest percepisce pensioni inferiori a 500 euro al mese, quell’assegno agli anziani stranieri è superiore a quanto prendono tanti pensionati che hanno versato contributi e pagato tasse per una vita. Era anche scattato un tam-tam per diffondere notizie sull’assegno sociale e vari siti web dedicati agli stranieri spiegavano le procedure da seguire.



Per ovviare alla beffa basterebbe - suggeriva lo stesso Gianfranco Destro - fissare un obbligo per gli anziani di presentarsi agli sportelli Inps a frequenze prestabilite esibendo il passaporto valido (in originale). Con un ultimo paradosso: la domanda di ricongiungimento familiare prevede da parte dello straniero regolare l’obbligo di attestare la propria capacità economica. In pratica autocertificano di poter provvedere al mantenimento del parente da ricongiungere. Ma l’assegno sociale "made in Italy" gli spetta lo stesso (ci sono già alcune sentenze che lo confermano). Qualche ultra65enne, poi, è già titolare di pensione nel proprio Paese: in Albania e Kosovo la media delle pensioni non arriva a 100 euro al mese, ancora meno in Moldavia. Se invece un pensionato italiano si trasferisce all’estero, l’assegno sociale gli viene subito revocato e quando rientra deve rifare tutte le pratiche.



GIRO DI VITE DELL'INPS - L’Inps promise una stretta agli assegni sociali per gli stranieri già nel giugno 2008 facendo scattare a Vicenza le prime revoche a che violava i requisiti della dimora stabile nel nosto Paese.



Sui 23mila assegni sociali a italiani nati all’estero che si pagano di media all'anno sono tanti i discendenti di emigranti in Argentina o Venezuela con cittadinanza italiana. Accreditati su conto corrente italiano mentre loro, dopo una breve visita qui per svolgere le pratiche, se ne sono tornati in Sud America dove 395 euro al mese possono equivalere a uno stipendio.



«Sono state accertate alcune decine di casi del genere in tutta Italia nel 2007 - fanno sapere dalla sede centrale dell’Inps - ma abbiamo il sospetto che, se avessimo avuto gli strumenti per condurre maggiori accertamenti, resi difficili dalle norme che tutelano la privacy, ci saremmo trovati di fronte almeno a qualche centinaio di queste situazioni». A tre mesi dalla scoperta del "caso", l’Inps si è decisa a correre ai ripari. Con una circolare interna rivolta a tutti i direttori regionali e provinciali emanata la scorsa settimana la direzione centrale ha messo un freno al fenomeno: «La problematica riguarda - scrive in perfetto burocratese l’Inps romano - situazioni in cui la residenza non coincide con quella di fatto».



«In ogni caso le verifiche - scrive l’Inps a tutti i dirigenti - dovranno essere periodiche quando il pagamento dell’assegno avviene per delega o a mezzo banca. Ogni sede regionale individui campioni di riferimento da sottoporre ai controlli soprattutto in quelle zone con fenomeni migratori e ogni tre mesi segnalino i provvedimenti e i controlli effettuati». Intanto in Veneto sono scattate le prime revoche di assegni sociali a Vicenza, anche se non è dato sapere se questi provvedimenti verranno seguiti da denunce per truffa. Contemporaneamente, a livello nazionale, revoche analoghe si segnalano a Cuneo e a Modena. «Ma noi già prima delle direttive nazionali svolgevamo controlli e accertamenti sui percettori di assegno sociale - spiega Chiaravalle - in sede di valutazione della richiesta, tanto per fare degli esempi, la direzione di Belluno ha accolto nel primo trimestre 2008 solo una domanda di assegno sociale su 5 presentate da stranieri, quella di Rovigo due su dodici, quella di Venezia cinque su dieci e quella di Verona cinque su diciannove». Inoltre, dato il numero tutto sommato esiguo di beneficiari stranieri, «non è difficilissimo controllarli tutti anche dopo che l’assegno sociale è stato riconosciuto, a partire da quelli che hanno delegato la riscossione della pensione e che quindi potrebbero non trovarsi in Italia», prosegue Chiaravalle. «Anche perchè, nonostante la penuria di uomini, con 1.849 unità su una pianta organica di 2.212 e con soli 18 dirigenti presenti su 27 previsti, la direzione regionale del Veneto dell’Inps è, secondo tutti i parametri nazionali, la più efficiente in Italia». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino