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MESTRE - Un’ordinanza di custodia cautelare richiesta dalla Procura nel maggio del 2020, che per due anni non viene nemmeno assegnata dall’ufficio Gip per mancanza di giudici. Problema annoso, non ancora risolto, questo delle carenza di organico dell’ufficio Gip, che sta alla base anche dei ritardi con cui è stata data esecuzione all’ultima ordinanza sullo spaccio in via Piave. «Un problema che stiamo cercando di risolvere - spiega il presidente del Tribunale di Venezia, Salvatore Laganà - Purtroppo il Csm non ha ancora provveduto all’applicazione di un nuovo giudice: due interpelli sono andati a vuoto, ora ce n’è un terzo in scadenza a giorni. Nel frattempo ho provveduto a spostare un altro giudice, ma che potrà prendere servizio solo dopo aver scritto la sentenza per Eraclea». Una coperta che resta corta, anzi cortissima: a fronte di un organico di nove giudici, quelli oggi operativi sono appena cinque. «L’ordinanza su via Piave era molto complessa, è passata da un gip all’altro - spiega ancora il presidente -. Poi quando sono andati via tre gip contemporaneamente, abbiamo potuto trattare solo le urgenze. Anche questa era un’urgenza, ma un’urgenza complessa che richiedeva un certo impegno. E con così pochi giudici, c’erano altre attività impegnative. Penso alla misura per i fatti di Santa Maria di Sala o all’abbreviato per il processo su Fincantieri. Abbiamo un problema di carenza e di arretrato che speriamo di ridurre».
LO STALLO DAL GIP
Allarga le braccia, a fronte di un problema noto, anche il procuratore della repubblica, Bruno Cherchi: «L’importante è che alla fine l’ordinanza sia arrivata. Ormai la davamo per persa - commenta con una battuta - Il problema dell’organico lo abbiamo detto e ridetto, siamo andati a Roma e abbiamo già parlato con tre ministri. Cos’altro possiamo fare...».
In questo caso la richiesta di misura cautelare era partita dalla Procura nel maggio del 2020, a firma del sostituto procuratore Massimo Michelozzi, poi andato in pensione.
NUMERI SPROPORZIONATI
Un’analisi del problema arriva anche dal presidente dell’ordine degli avvocati, Tommaso Bortoluzzi. «A Venezia abbiamo una Procura che ha un numero sproporzionato di magistrati rispetto ai gip, che è l’ufficio che ha il maggior carico di lavoro, tra misure cautelari, udienze preliminari, archiviazioni che giacciono per anni. Sono numeri assolutamente inadeguati, anche se fosse rispettata la pianta organico e non lo è. Non è pensabile che l’ufficio gip abbia un terzo dei magistrati della Procura». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino