MESTRE - Un’ordinanza di custodia cautelare richiesta dalla Procura nel maggio del 2020, che per due anni non viene nemmeno assegnata dall’ufficio Gip per mancanza di giudici.
LO STALLO DAL GIP
Allarga le braccia, a fronte di un problema noto, anche il procuratore della repubblica, Bruno Cherchi: «L’importante è che alla fine l’ordinanza sia arrivata. Ormai la davamo per persa - commenta con una battuta - Il problema dell’organico lo abbiamo detto e ridetto, siamo andati a Roma e abbiamo già parlato con tre ministri. Cos’altro possiamo fare...».
In questo caso la richiesta di misura cautelare era partita dalla Procura nel maggio del 2020, a firma del sostituto procuratore Massimo Michelozzi, poi andato in pensione. Per due anni le carte sono rimaste congelate, nemmeno assegnate. Finalmente l’anno scorso arrivano sul tavolo della gip Benedetta Vitolo, uno degli ultimi arrivi. A settembre la giudice chiede in Procura se la richiesta è ancora di attualità. A fronte di una risposta affermativa, si mette al lavoro. E a gennaio la sua ordinanza è pronta. Gli ultimi mesi se ne vanno per le traduzioni delle quasi mille pagine dall’italiano all’albanese e all’arabo.
NUMERI SPROPORZIONATI
Un’analisi del problema arriva anche dal presidente dell’ordine degli avvocati, Tommaso Bortoluzzi. «A Venezia abbiamo una Procura che ha un numero sproporzionato di magistrati rispetto ai gip, che è l’ufficio che ha il maggior carico di lavoro, tra misure cautelari, udienze preliminari, archiviazioni che giacciono per anni. Sono numeri assolutamente inadeguati, anche se fosse rispettata la pianta organico e non lo è. Non è pensabile che l’ufficio gip abbia un terzo dei magistrati della Procura».
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