Batterio killer, altri due casi sospetti e 150 richieste di controlli in 4 giorni

Roberto Rigoli, primario di Microbiologia all'ospedale Ca' Foncello
TREVISO Altri due trevigiani potrebbero aver sviluppato un’infezione da Chimaera durante un intervento chirurgico al cuore. L’ambulatorio aperto dall’Usl della...

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TREVISO Altri due trevigiani potrebbero aver sviluppato un’infezione da Chimaera durante un intervento chirurgico al cuore. L’ambulatorio aperto dall’Usl della Marca nell’unità di Malattie infettive del Ca’ Foncello, in seguito all’esplosione dell’allerta legata al batterio, è subissato dalle richieste. Da lunedì a ieri, in soli quattro giorni, 150 pazienti si sono fatti avanti per essere sottoposti ad accertamenti e controlli.  Sono arrivate da 25 a 40 telefonate al giorno. Tutte persone che hanno subìto un’operazione al cuore tra il 2010 e il 2017, periodo nel quale è stato usato un macchinario per la circolazione extracorporea, prodotto in Germania, all’interno del quale sembrava annidarsi proprio il Mycobacterium Chimaera, potenzialmente letale. Il primo sintomo è la febbre. Poi, però, bisogna valutare mille altre variabili. Attraverso queste, i medici hanno escluso l’infezione su 148 pazienti. 

LA SPIEGAZIONE
«Ci aspettiamo che gli accertamenti diano esiti negativi – spiega Roberto Rigoli, direttore della Microbiologia dell’ospedale di Treviso, provando a frenare gli allarmismi – le due persone presentano dei sintomi che sono al limite per essere considerate soggetti da indagare. Ma vogliamo procedere seguendo i massimi criteri di prudenza». Arrivare alla diagnosi non sarà semplice. Il batterio in questione si sviluppa molto lentamente. «Il batterio è a lentissima crescita – fa il punto il primario – verrà eseguita un’emocoltura che durerà cinquanta giorni. Sono necessarie tecniche particolari, purtroppo non rapide. Dopodiché serviranno alcuni altri giorni per l’identificazione». Le risposte, in buona sostanza, dovrebbero arrivare in poco meno di due mesi. Cioè dopo la metà di gennaio. 
LE ASPETTATIVE
I medici si attendono che entrambi gli esiti siano negativi. Nel caso in cui l’infezione dovesse essere confermata, invece, si procederà con una terapia antibiotica. Si tratta di un passaggio delicato. «Non abbiamo dati certi sulla risposta dei pazienti agli antibiotici – rivela Rigoli – il batterio è stato scoperto nel 2006. Le infezioni sono sempre state rarissime. E di conseguenza si sa molto poco sull’efficacia degli antibiotici». L’allerta attuale, legata alle operazioni di cardiochirurgia, è partita proprio dal Ca’ Foncello. «Il batterio è stato isolato qui nel 2016» conferma il primario. Questo perché dopo alcune complicazioni, Paolo Demo, anestesista dell’ospedale San Bortolo di Vicenza, stroncato lo scorso 2 novembre a 66 anni proprio da un’endocardite da Chimaera, si era rivolto all’ospedale di Treviso. 
PRIMA DENUNCIA

La sua è stata la prima famiglia a sporgere denuncia puntando il dito contro l’apparecchiatura per la circolazione extracorporea. La Regione ha annunciato che adesso verrà inviata una scheda informativa a circa 10mila pazienti potenzialmente interessati che si sottoposti a un intervento di chirurgia cardiaca con l’utilizzo di tale macchinario dal primo gennaio 2010 al 31 dicembre 2017. «Nel principio di massima precauzione» hanno sottolineato. Al Ca’ Foncello si sta lavorando alla definizione delle schede.  Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino