PADOVA È stato aperto un fascicolo, al momento senza iscritti nel registro degli indagati, per la morte di un paziente sui 40 anni di Verona avvenuta nel 2014 dopo essere...
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LE INDAGINI
La Procura di Padova vuole fare luce sul decesso di un paziente veronese sui 40 anni, avvenuta nel 2014, dopo essere stato operato al cuore al centro Gallucci. L'uomo è stato sottoposto al riscaldamento del sangue durante la circolazione extracorporea, che è possibile grazie a un macchinario prodotto dalla LivaNova e prima da Sorin. E in questo apparecchio si sarebbe annidato il batterio killer. I carabinieri del Nas hanno acquisito nei giorni scorsi le cartelle cliniche del paziente scaligero. Alla sua morte i familiari non hanno presentato alcun esposto e non è stata effettuata l'autopsia. Il pubblico ministero potrebbe anche disporre la riesumazione del corpo per fare chiarezza sul caso.
L'ALLARME
Tutto è iniziato lo scorso 2 novembre con il decesso di Paolo Demo di 66 anni anestesista all'ospedale San Bortolo di Vicenza. L'uomo è morto dopo avere tenuto per due anni un diario sull'evoluzione dell'infezione, contratta durante la sostituzione di una valvola cardiaca. In seguito la sua famiglia ha presentato un esposto alla Procura berica. In questi giorni intanto sono stati e saranno contattati tutti i 10 mila pazienti sottoposti ad intervento di chirurgia cardiaca con l'utilizzo di macchinari per la circolazione extracorporea negli ospedali del Veneto tra il 1 gennaio 2010 e il 31 dicembre 2017. L'obiettivo è la presa in carico dei casi potenzialmente sospetti perchè l'infezione da microbatterio Chimera che si può annidare in quelle apparecchiature ha un periodo di incubazione lunghissimo, tra i 3 mesi e i 6 anni. Segni e sintomi sono generalmente aspecifici e comprendono affaticamento, febbre e perdita di peso. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino