Fatture false per 5 milioni, villa sequestrata: ricercato un padovano

BASSANO - La Guardia di Finanza di Bassano, congiuntamente con i carabinieri della città del Grappa, ha individuato un giro di fatture false per oltre 5 milioni di...

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BASSANO - La Guardia di Finanza di Bassano, congiuntamente con i carabinieri della città del Grappa, ha individuato un giro di fatture false per oltre 5 milioni di euro, finalizzato a una frode fiscale. Arresti, sequestri e perquisizioni. Sequestrati, fra l'altro, beni mobili e immobili per oltre 850 mila euro, tra cui una lussuosa villa con piscina ed ampio terreno, attuale dimora dell’arrestato. Sempre nella mattinata sono state eseguite 11 perquisizioni, nel Bassanese, nei confronti di soggetti a vario titolo coinvolti nelle indagini.


All’alba di oggi Guardia di Finanza e Carabinieri hanno dato esecuzione a provvedimenti emessi dalla Procura della Repubblica di Vicenza, in relazione ad indagini coordinate dai pm Giulia Floris e Alessia La Placa. I militari hanno così eseguiti i provvedimenti che hanno disposto gli arresti domiciliari nei confronti di Q.T. e M.T. e il sequestro preventivo su beni mobili ed immobili per un valore superiore a 850.000 euro. In particolare, nei confronti di Q.T., di anni 34, di Tezze sul Brenta (Vicenza), e di M.T., di anni 47, di Cittadella (Padova), è stato adottato il provvedimento degli arresti domiciliari per aver emesso fatture per operazioni soggettivamente inesistenti per circa cinque milioni di euro in poco più di un anno tramite una impresa cartiera di Tezze sul Brenta, formalmente intestata ad un prestanome, anch’esso indagato. Nel video che pubblichiamo la villa di Tezze e il momento dell'arresto. 

 
M.T. non è stato ancora rintracciato e gli investigatori dell’Arma e delle Fiamme Gialle sono sulle sue tracce. L’impresa cartiera, per la frode, utilizzava il classico meccanismo dell’interposizione fittizia. Dopo aver formalmente acquistato beni da operatori comunitari, ed in particolare elementi in legno, rivendeva gli stessi ad una società riconducibile anch’essa ai soggetti posti agli arresti domiciliari. Per la cartiera, l’acquisto avveniva senza applicazione di Iva, in virtù del regime previsto per le operazioni intracomunitarie, mentre alle successive vendite, effettuate tutte nei confronti della medesima impresa, riconducibile anch’essa ai due indagati, veniva applicata l’Iva per gli scambi nazionali. La cartiera, quindi, incassava imposta sul valore aggiunto che sistematicamente non versava, permettendo così agli artefici della frode l’indebita detrazione di Iva, che rientrava in loro possesso mediante trasferimenti su altri rapporti finanziari, ubicati anche all’estero.

L’operazione conclusa oggi, che si è avvalsa dei più sofisticati strumenti investigativi, tra i quali software di analisi patrimoniali, intercettazioni telefoniche ed accertamenti bancari, ha consentito di assicurare alla giustizia i due ideatori della frode, aggredendo i loro patrimoni.

L’operazione, che ha tratto origine da indagini su altri reati, è stata analiticamente sviluppata sotto il profilo economico finanziario ed ha permesso di individuare una rilevante frode fiscale. Nell’estate del 2015, a seguito di alcuni episodi criminosi avvenuti nel Bassanese, segnatamente furti in abitazione, i Carabinieri di Bassano avevano dato inizio ad un’attività info-investigativa per cercare di fare terra bruciata intorno ad alcuni pregiudicati di nazionalità italiana. Durante i numerosi servizi di pedinamento ed appostamento, nonché l’analisi delle fonti confidenziali del sottobosco criminale, emergevano note in controtendenza su altre tipologie di reati. Nello specifico, analizzando un episodio criminale di natura predatoria avvenuto nell’hinterland Bassanese, emergeva una persona vicina alla vittima su cui si facevano insistenti le voci di amicizie controindicate nel mondo dei colletti bianchi.

Dai primi accertamenti di massima, emergevano flussi di denaro sospetti e società di dubbia costituzione e legalità, un apparato di possibile natura criminale economico-finanziaria per cui i Carabinieri richiedevano l’apporto investigativo specialistico della Guardia di Finanza in affiancamento. Al termine di 8 mesi di indagini congiunte e serrate, si è dipanato agli occhi degli investigatori un quadro di flussi immateriali di denaro completamente inesistente ai fini di truffare lo Stato Italiano con indebite detrazioni di Iva.


«L’aggressione della ricchezza illecitamente accumulata si rivela, ancora una volta - hanno psiegato i responsabili delel indagini -, strumento essenziale nella tutela dell’economia legale, a difesa degli imprenditori onesti e della legalità in genere. Prosegue quindi la collaborazione fra Arma dei Carabinieri e Guardia di Finanza nel Bassanese e oltre, a tutela del cittadino onesto e dello Stato». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino