Pagamenti fermi. Le imprese bloccano i lavori per salvare la basilica di San Marco

Pagamenti fermi. Le imprese bloccano i lavori per salvare la basilica di San Marco
VENEZIA - Operai a casa, cantiere vuoto. Ora i lavori per la messa in sicurezza della Basilica di San Marco si sono fermati davvero. Le imprese all'opera da fine agosto,...

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VENEZIA - Operai a casa, cantiere vuoto. Ora i lavori per la messa in sicurezza della Basilica di San Marco si sono fermati davvero. Le imprese all'opera da fine agosto, Kostruttiva e Renzo Rossi, non hanno ancora ricevuto l'anticipo previsto dal contratto siglato con il Provveditorato alle Opere pubbliche e il Consorzio Venezia Nuova. Una prima pec-ultimatum delle aziende era partita all'inizio del mese. Una seconda la settimana scorsa. Nessuna risposta. «Ma senza quei soldi non possiamo più lavorare - allarga le braccia Devis Rizzo, il presidente di Kostruttiva - L'anticipazione è fondamentale finanziariamente per andare avanti». Così, da lunedì, nel cantiere cresciuto attorno alla Basilica, viene garantita solo la custodia. Si sono bloccati gli scavi archeologici, attività propeduetica alla posa della barriera di lastre in vetro che dovrà proteggere la basilica millenaria dalle acque alte intermedie. Anche le lastre (che da sole costano circa un milione) non sono più state ordinate. E la prospettiva di vedere ultimata per la primavera quest'opera provvisoria diventa più incerta.


SOLDI & RITARDI

«Non volevamo arrivare a questo punto - continua Rizzo - Abbiamo aspettato tutto il tempo possibile, abbiamo scritto una prima lettera, annunciando che avremmo fermato i lavori il 12 novembre. Poi non lo abbiamo fatto, speravamo in una soluzione... Abbiamo scritto una seconda lettera. Ma nessuno ha risposto alle nostre pec, nemmeno per le vie brevi». All'origine del mancato pagamento pare ci sia sempre la nomina contestata dalla Corte dei conti del provveditore ad interim, Fabio Riva, nominato in tutta fretta quest'estate, che ora non potrebbe firmare gli atti di pagamento. «Ma a noi non danno spiegazioni - aggiunge Rizzo -. Non si capisce perché non ci paghino. L'unica certezza è che così non possiamo andare avanti». In ballo c'è un anticipo da 646.930 euro, circa il 30% dell'importo complessivo, che doveva poi essere scalato nei successivi stati di avanzamento lavori. Nelle pec le imprese ricordano di aver avuto in consegna i lavori il 23 agosto; di aver anche accesso una polizza a garanzia dell'anticipo, visto che il Cvn non poteva farlo in quanto in concordato; di avere emesso le fatture per i 646mila euro e rotti il 27 settembre. Soldi che da allora non sono ancora arrivati, costringendo le imprese ad anticipare tutto. Fino alla settimana scorsa. Ora è finita.

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Il Gazzettino