È Banksy o non è Banksy? In città e sui social il graffito apparso da qualche giorno nell'area di San Pantalon divide i veneziani. Banksy (ma l'opera...
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L'opera è fluorescente nella notte. Il tema è quello dell'immigrazione, il lavoro è decisamente in linea con molti dei lavori realizzati negli anni dall'artista britannico. Ne è convinta la rivista Artribune che la considera al 99 per cento di Banksy: «Capita che perfino Banksy perda (per scelta o per caso) quel suo specifico e solo apparentemente inscalfibile potere comunicativo, tornando ad essere quello street artist che tantissimi ancora non hanno compreso- scrive Lapo Simeoni - Se mettiamo in parallelo lo scalpore provocato dell'opera di Banksy autodistruttasi nella celebre asta di Sotheby's con questa appena realizzata durante la Biennale, possiamo cogliere le due facce della medaglia della comunicazione. Se questa medaglia non rotola negli oliati ingranaggi del sistema, tutto tace, tutto scorre, nessuno vede o ricorda. Nessuno si accorge e anche un Banksy straordinario diventa invisibile agli occhi. L'opera di Banksy a Venezia è stupenda: va cercata, trovata, visitata. E ricordata».
Concorde con la rivista è Paola Bristot, docente dell'Accademia di Belle Arti: «Mi sembra proprio il suo stile afferma ma siamo tutti Banksy: è un artista che fa graffiti, anonimo, anche se Banksy si è distinto per la sua azione politica, sociale e artistica. Lo stile è molto caratterizzato, l'opera è interessante e, se è lui, ha ottenuto lo scopo di far parlare del problema. A Venezia ci sono moltissimi giovani artisti, anche tra i miei studenti dell'Accademia, che sarebbero in grado di farlo, ma non escludo ci possa essere una sua mano diretta». La città lagunare per la sua storia non si è prestata ad azioni di street art e in questo caso l'opera è stata fatta in un posto non eclatante e va scoperta. «È immediato il confronto con la Biennale afferma ancora Bristot - non a caso è stata realizzata in contemporanea con la manifestazione artistica e con l'esposizione all'Arsenale di Barca nostra, il relitto del barcone dove morirono 800 migranti il 18 aprile 2015. Personalmente preferisco Banksy al progetto di Christoph Buchel perché non sfrutta una azione dolorosa ma utilizza la street art. Ed è molto più bello di molte cose che ho visto in Biennale».
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Il Gazzettino