Si è riaperto nella tarda serata di ieri uno spiraglio di sereno nel salvataggio delle banche venete da parte di Intesa Sanpaolo dopo che, nel primo pomeriggio, il clima si...
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Insomma, una presa d'atto formale che evidenzia la tensione delle ultime ore. Dall'Europa infatti ieri era arrivato un intoppo politico al piano che da parte della struttura tecnica della Dg Comp aveva ricevuto segnali di incoraggiamento: a conferma ancora una volta la divisione all'interno dell'Antitrust con il vertice attestato su una posizione pregiudizialmente negativa verso l'Italia.
Una mail di Margrethe Vestager alla Banca d'Italia e per conoscenza al Tesoro, trasmessa attorno alle 14, aveva rimesso in discussione la complessa manovra di risoluzione oggetto in quelle ore di negoziato tra il Ministero e il team della banca milanese guidato da Paolo Grandi. Il commissario europeo per la Concorrenza avrebbe manifestato riserve per autorizzare la risoluzione attraverso l'acquisto per la cifra simbolica di 1 euro di asset sani (filiali, dipendenti, depositi e impieghi), partecipazioni da parte di Intesa con la messa in liquidazione delle vecchie banche contenenti le passività da finanziare a carico dello Stato.
Dopo il faccia a faccia di ieri sera tra Paolo Gentiloni e Pier Carlo Padoan, il governo è pronto a riunire il consiglio dei ministri oggi per varare il decreto ad hoc: liquidazione coatta amministrativa di Popolare Vicenza e Veneto banca recependo la richiesta di Bankitalia che dovrebbe nominare i commissari (uno dovrebbe essere Fabrizio Viola).
Ieri mattina si sono riuniti, forse per l'ultima volta, i due cda ai quali è stata illustrata la situazione mentre i due presidenti Gianni Mion e Massimo Lanza sono allertati per domani pomeriggio per gestire il trapasso. Da lunedì 26 le filiali dei due istituti dovrebbero riaprire grazie a Intesa che assicurerà la continuità del servizio. Nelle vecchie banche invece, rimarranno i 10 miliardi circa di sofferenze, incagli, crediti ad alto rischio, contenziosi di varia natura: per gestirne la liquidazione il Tesoro dovrebbe ripianare perdite dell'ordine di 4 miliardi. Poi servirebbero altri 2 miliardi per gestire l'esodo volontario di 3.500 dipendenti di Vicenza, Veneto e la stessa Intesa. E infine 2-3 miliardi per gestire la vendita delle sofferenze, coprire i costi di integrazione e tutte le pendenze pregresse. Questi soldi, il decreto in arrivo dovrebbe ricavarli dai 20 miliardi del salva-banche dello scorso Natale. Intesa è disponibile a fare l'operazione senza spendere più della cifra simbolica. Il governo ha tentato una mediazione per tenere conto delle riserve Ue sugli aiuti di Stato. Inutilmente. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino