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ZERO BRANCO - «Quasi non ci credo, Samu ha 18 anni!». Non è il gesto di orgoglio di una mamma comune. Donatella ha rischiato tutto. Anche che suo figlio, il bambino che ha commosso l'Italia perchè nel mondo più difficile e delicato è saputo ritornare alla vita con una volontà di ferro, non ce la facesse proprio a diventare uomo. «Lo guardo oggi, adolescente innamorato della natura e dei motori, e mi commuovo. Ha attraversato la porta della vita ed è tornato indietro. Forse l'ha fatto per me. O semplicemente è l'eccezione che sfugge alla regola clinica. Di certo ho tantissimi grazie da dire». I miracoli qualche volta esistono: Samuele Favaro, sfuggito a una morte che sembrava ormai certa, oggi festeggia i 18 anni con i genitori, il fratello Federico e tutti gli amici nella grande casa colonica di famiglia.
L'INCIDENTE
È il 1 luglio 2009, Samuele ha 5 anni, è iperattivo e gioca nell'aia della casa colonica immersa nella campagna trevigiana. È il tramonto, il sole taglia l'orizzonte. Basso, confonde. La mamma sta riportando nel capannone il muletto che utilizzano per trasportare la legna e gli strumenti agricoli. Lui le chiede di poter salire, lei non sa dire di no. Nell'abbaglio del sole che scende, qualcosa va storto. Pochi secondi: e lui è lì immobile, prono al centro del muletto. Ha un affondamento del lato sinistro e la macchina, grattando per terra con il lato superiore destro ha tolto tutto il tessuto molle. Il finale sembra già scritto. Ma non è così. In rianimazione i sanitari chiedono ai genitori quali organi vogliano donare. Rispondono meccanicamente. «Tutto quello che è possibile per salvare altre vite». Inizia una lunga attesa. Dalla disperazione alla speranza. All'ostinazione. Incredibilmente il bambino passa la prima notte. E poi la seconda. Il cuore regge, il fisico è ammaccato ma risponde. Cominciano tutti a sperare davvero nell'incredibile. Sono passati 12 anni, 33 operazioni (5 solo alla vista per restituirgli l'occhio destro) e buona parte dell'infanzia nei centri riabilitativi.
LA FORZA
Nel dolore, nella tragedia, mamma Donatella e papà Andrea hanno incontrato tante persone meravigliose. Di cui oggi non vogliono dimenticarsi. «Con noi c'è stato un intero ospedale e tanti professionisti a combattere. Persone che sono diventate quasi di famiglia- riprende Donatella- e che vorrei ringraziare uno a uno perchè sono ancora idealmente con noi: il dottor Berna, il dottor Nascimben, il dottor Benetton, il dottor Fiorindi, la dottoressa Nardin, il dottor Mazzoleni e la dottoressa Agostini, il dottor Teardo. Insieme a loro il Suem, il reparto di neurochirurgia, la terapia intensiva, la pediatria. Ma anche chi l'ha aiutato a rimettere piede nella normalità: il personale della Nostra Famiglia di Conegliano. Una persona per noi speciale è anche Adriano Mellone, che ha portato avanti il biscottificio della pediatria». Oggi Samuele porta l'orecchino all'orecchio, non vede l'ora di poter guidare una fiammante 500 gialla e si gode l'energia della sua età. «Oltre all'immenso grazie a tutti i professionisti che hanno lottato e sperato con noi, che hanno reso possibile una vita normale per Samu, vorrei rivolgere un augurio anche a mio figlio-conclude Donatella- Gli auguro di essere felice, di rincorrere i suoi sogni e di non fermarsi davanti agli ostacoli, la vita è una sola e va vissuta intensamente».
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Il Gazzettino