Schiacciato da un muletto e dato per morto. Samu, il bimbo che ha deciso di vivere compie 18 anni

Giovedì 28 Ottobre 2021 di Elena Filini
Samuele Favaro

ZERO BRANCO - «Quasi non ci credo, Samu ha 18 anni!». Non è il gesto di orgoglio di una mamma comune. Donatella ha rischiato tutto. Anche che suo figlio, il bambino che ha commosso l'Italia perchè nel mondo più difficile e delicato è saputo ritornare alla vita con una volontà di ferro, non ce la facesse proprio a diventare uomo. «Lo guardo oggi, adolescente innamorato della natura e dei motori, e mi commuovo. Ha attraversato la porta della vita ed è tornato indietro. Forse l'ha fatto per me. O semplicemente è l'eccezione che sfugge alla regola clinica. Di certo ho tantissimi grazie da dire». I miracoli qualche volta esistono: Samuele Favaro, sfuggito a una morte che sembrava ormai certa, oggi festeggia i 18 anni con i genitori, il fratello Federico e tutti gli amici nella grande casa colonica di famiglia.

L'INCIDENTE
È il 1 luglio 2009, Samuele ha 5 anni, è iperattivo e gioca nell'aia della casa colonica immersa nella campagna trevigiana. È il tramonto, il sole taglia l'orizzonte. Basso, confonde. La mamma sta riportando nel capannone il muletto che utilizzano per trasportare la legna e gli strumenti agricoli. Lui le chiede di poter salire, lei non sa dire di no. Nell'abbaglio del sole che scende, qualcosa va storto. Pochi secondi: e lui è lì immobile, prono al centro del muletto. Ha un affondamento del lato sinistro e la macchina, grattando per terra con il lato superiore destro ha tolto tutto il tessuto molle. Il finale sembra già scritto. Ma non è così. In rianimazione i sanitari chiedono ai genitori quali organi vogliano donare. Rispondono meccanicamente. «Tutto quello che è possibile per salvare altre vite». Inizia una lunga attesa. Dalla disperazione alla speranza. All'ostinazione. Incredibilmente il bambino passa la prima notte. E poi la seconda. Il cuore regge, il fisico è ammaccato ma risponde. Cominciano tutti a sperare davvero nell'incredibile. Sono passati 12 anni, 33 operazioni (5 solo alla vista per restituirgli l'occhio destro) e buona parte dell'infanzia nei centri riabilitativi.

Dovrebbe essere epilettico, farmacodipendente, gravemente malato. Ma non è così. «Vedendo la sua cartella clinica, è una cosa incredibile. Per rimetterlo in piedi però è servito un tempo infinito, la normalità è un traguardo che ci siamo conquistati con le unghie e con i denti». Oggi, contro ogni previsione, contro ogni statistica, Samuele si è ristabilito. Compie 18 anni, studia all'istituto tecnico, adora i motorini e vuole seguire le orme del padre nell'azienda di famiglia che si occupa di servizi agricoli per conto terzi. Dagli sfalci alle potature. E' ancora un ragazzino iperattivo con una grande forza, dorme poco, vive fuori in giardino la passione dei motori, non ama andare a scuola ma ci va e studia lo stretto necessario non ha avuto difficoltà. Di quello che è accaduto ricorda perfettamente il prima, e poi tutto ciò che segue il risveglio dal coma. Ma non ama parlare dell'incidente.

LA FORZA
Nel dolore, nella tragedia, mamma Donatella e papà Andrea hanno incontrato tante persone meravigliose. Di cui oggi non vogliono dimenticarsi. «Con noi c'è stato un intero ospedale e tanti professionisti a combattere. Persone che sono diventate quasi di famiglia- riprende Donatella- e che vorrei ringraziare uno a uno perchè sono ancora idealmente con noi: il dottor Berna, il dottor Nascimben, il dottor Benetton, il dottor Fiorindi, la dottoressa Nardin, il dottor Mazzoleni e la dottoressa Agostini, il dottor Teardo. Insieme a loro il Suem, il reparto di neurochirurgia, la terapia intensiva, la pediatria. Ma anche chi l'ha aiutato a rimettere piede nella normalità: il personale della Nostra Famiglia di Conegliano. Una persona per noi speciale è anche Adriano Mellone, che ha portato avanti il biscottificio della pediatria». Oggi Samuele porta l'orecchino all'orecchio, non vede l'ora di poter guidare una fiammante 500 gialla e si gode l'energia della sua età. «Oltre all'immenso grazie a tutti i professionisti che hanno lottato e sperato con noi, che hanno reso possibile una vita normale per Samu, vorrei rivolgere un augurio anche a mio figlio-conclude Donatella- Gli auguro di essere felice, di rincorrere i suoi sogni e di non fermarsi davanti agli ostacoli, la vita è una sola e va vissuta intensamente».
 

Ultimo aggiornamento: 29 Ottobre, 10:01 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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