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VERONA - Al centro della vicenda una coppia di italiani, sposati in Canada, che si erano visti rifiutare dal Comune di Verona il riconoscimento dell'atto di quel Paese in cui sono indicati entrambi come genitori. La Corte d'appello di Venezia aveva accolto il loro ricorso, ma il ministero dell'Interno e il sindaco di Verona avevano impugnato la sentenza, finita così al vaglio della Cassazione. Nell'aprile scorso la prima sezione civile della Suprema Corte aveva disposto la trasmissione degli atti alla Consulta avanzando dubbi di costituzionalità su un insieme di norme, a partire dalla legge sulla fecondazione assistita, La decisione di oggi della Consulta è stata presa con un«ordinanza le cui motivazioni saranno depositate nelle prossime settimane.
La Corte ha ritenuto, anticipa l'ufficio stampa, che nel giudizio costituzionale possono infatti intervenire, oltre a chi ne sia già parte e al Presidente del Consiglio dei ministri, soltanto coloro che siano «titolari di un interesse qualificato, inerente in modo diretto e immediato al rapporto dedotto in giudizio» (articolo 4, comma 7, delle Norme integrative per i giudizi davanti alla Corte costituzionale).
Le motivazioni dell'ordinanza saranno depositate nelle prossime settimane. «nella parte in cui non consentono, secondo l'interpretazione attuale del diritto vivente, che possa essere riconosciuto e dichiarato esecutivo, per contrasto con l'ordine pubblico, il provvedimento giudiziario straniero relativo all'inserimento nell'atto di stato civile di un minore procreato con le modalità della 'gestazione per altrì del cosiddetto genitore d'intenzione non biologico».
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