Padova. Bambini "spariti" dalla scuola: in 15 giorni decine di casi. Venti genitori indagati

Si tratta del primo caso in Veneto di indagini penali sull'argomento dopo il decreto Caivano

Scuola
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PADOVA - C’è chi da inizio anno si è fatto vedere con il contagocce e chi su 120 giorni di lezione, ne ha saltati più della metà. Sono bambini e adolescenti di Padova e provincia che dovrebbero frequentare le elementari e le medie, ma che in classe invece non entrano quasi mai. Assenze ingiustificate e lunghe per cui adesso sono finiti sotto inchiesta i genitori degli alunni, primo caso in Veneto e tra i primi in Italia di indagini penali sull’argomento dopo il Decreto Caivano.

L'accusa ai genitori

Articolo 570 ter del codice penale: inosservanza dell’obbligo dell’istruzione dei minori. Questo il capo d’imputazione che la procura di Padova contesta a una ventina di genitori, accusati - in sostanza - di non mandare a scuola i figli. In tutto sono una decina i fascicoli d’indagine aperti dalla magistratura euganea, nati dopo le segnalazioni degli stessi istituti scolastici e delle amministrazioni locali. Gli indagati sono mamme e papà (in coppia, o da soli, ma questo dipende da chi esercita la potestà genitoriale sul minore) di etnia sinti: abitano tra Padova e i comuni della provincia e le loro storie sono finite al quarto piano del palazzo di Giustizia da poco. Negli ultimi quindici giorni, infatti, sono arrivate una dietro l’altra le denunce firmate dai dirigenti scolastici delle scuole dell’obbligo che i minori dovrebbero frequentare. L’inchiesta della procura arriva dopo quella che viene chiamata “fase di ammonimento”, cioè la lettera spedita a tutte le famiglie interessate dal sindaco della città o del paese di residenza con la quale si dava ai genitori una settimana di tempo per rimediare alla situazione. 
Scaduti termini, ecco la denuncia in procura in accordo con la dirigenza scolastica: denunce che si sono subito trasformate in fascicoli d’inchiesta penale. Compito dei pm ora sarà quello di verificare ogni singolo caso e valutare i motivi delle assenze
Nella loro difesa, i genitori indagati dovrebbero dimostrare di non aver mandato a scuola i figli per gravi motivi di salute o di aver dato loro comunque un’istruzione - magari con docenti privati - che sia comunque paragonabile a quella del sistema scolastico italiano. 

Il decreto Caivano

L’accusa di inosservanza dell’obbligo dell’istruzione dei minori è stata inserita nel codice penale con il varo - a novembre - del cosiddetto Decreto Caivano, misura voluta dal governo Meloni dopo lo stupro di due cuginette di 10 e 12 anni da parte di un gruppo di minorenni avvenuto in un parco pubblico a Caivano, in provincia di Napoli. Un decreto che nasce, quindi, per dare una stretta alla violenza giovanile e contrastare il fenomeno dell’abbandono scolastico. 

Le regole

Come spiegato da OrizzonteScuola.it (una “bibbia” per quanto riguarda i temi dell’educazione scolastica), l’emendamento che introduce il reato contestato alla ventina di genitori padovani (che può portare ad una pena fino ai 2 anni di carcere), stabilisce una soglia di assenza predeterminata di 15 giorni per trimestre o un quarto del monte ore annuo, oltre la quale scatta la sanzione penale. La misura definisce anche le regole di conteggio delle assenze: in caso di superamento della soglia, il dirigente scolastico è tenuto a comunicare al responsabile dell’adempimento dell’obbligo di istruzione, che avrà 7 giorni per giustificare le assenze o fare riprendere la frequenza scolastica al minore. L’emendamento prevede anche la tutela della privacy, eliminando la pubblicazione degli elenchi degli inadempienti all’albo pretorio online dei vari Comuni di residenza. I flussi di dati saranno gestiti dal Ministero dell’Istruzione e del Merito, in linea con le normative sulla tutela della riservatezza. Per l’accertamento dell’adempimento dell’obbligo di istruzione, sarà utilizzata l’Anagrafe nazionale dell’istruzione (Anist), consultabile direttamente dai comuni. 

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Il Gazzettino