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SAN MARTINO DI LUPARI - La pena è diventata definitiva ed è scattata la caccia all'assassino della piccola Yara. Eughenii Tripadus, moldavo di 31 anni, è fuggito in patria e di lui si sono perse le tracce.
Ma adesso è stato emanato un mandato di arresto europeo (Mae) nei cuoi confronti, e potrebbe anche essere fermato e poi tradotto in Italia dalla stessa polizia moldava dove lo attende la detenzione in carcere. Sempre che si sia veramente rifugiato a casa sua.
ITER PROCESSUALE
I giudici della Corte d'Appello di Venezia, ancora nel settembre di due anni fa, hanno ridotto la pena, da 18 anni a sedici anni, a Tripadus colpevole di avere tolto la vita alla piccola Yara Hamouda di soli nove mesi, per averla scossa con forza.
I FATTI
Lo straniero all'ora di pranzo di giovedì primo settembre di cinque anni fa a San Martino di Lupari, ha preso in braccio la neonata e l'ha scossa più volte con insistenza per cercare di farla smettere di piangere.
Era dal 9 luglio del 2016 che faceva il baby sitter a Yara e alle sue sorelle, mentre i genitori erano al lavoro. Il giovane moldavo ha poi chiesto aiuto ad alcuni vicini di casa. Una donna entrata nell'abitazione ha trovato la piccola a terra, dal naso le colava del sangue. Poi sono intervenuti i carabinieri e da quel momento sono scattate le indagini.
La bimba è giunta al pronto soccorso di Pediatria a Padova in condizioni disperate. A incastrare il moldavo è stata l'autopsia effettuata sul corpicino della piccola Yara e le testimonianze dei medici che l'hanno soccorsa. La bambina secondo Tripadus si stava soffocando per avere rigurgitato del latte, ma le vie aeree della neonata sono state trovate libere dal latte e dal vomito.
La bimba presentava una vistosa ecchimosi sulla fronte e molteplici danni agli organi interni causati dallo scuotimento, meglio conosciuto come il baby shaking. Il pubblico ministero ha sottolineato: «Yara era arrivata in ospedale devastata». Di fatto la piccola era stata ricoverata già in coma profondo e il 2 ottobre, un mese dopo, è morta. Toccanti erano state le prime parole pronunciate dal pubblico ministero Roberto Piccione, nell'aula della Corte d'Assise di Padova, per introdurre la requisitoria: «Yara non potrà più essere coccolata da mamma e papà. Non potrà più crescere e non potrà più giocare perché è stata uccisa». Presente, al primo grado di giudizio, c'era il padre della bambina che ha pianto disperato per tutta l'udienza.
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Il Gazzettino