PORDENONE - Carmine Di Palma, ha origini napoletane. È nato a Pordenone, figlio di militari come migliaia di altri suoi concittadini. Sino a tre anni fa era un impiegato:...
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IL RACCONTO«Non avevo prospettive, dopo una decina di colloqui avevo capito che nessuno avrebbe assunto un ultracinquantenne. Mi sono confrontato con i miei familiari e ho messo un annuncio su internet». «Mi offro come badante, sono disposto a prestare assistenza in tutto il Nord Italia», si legge tra le righe dell'annuncio di lavoro inserito in uno dei più noti portali online. Così due anni fa è iniziata la nuova vita di Carmine, che ora è dedicata all'assistenza agli anziani. In questo momento, ad esempio, aiuta due persone in provincia, e una vicino a Treviso. Nel recente passato, però, si è anche dedicato all'assistenza 24 ore su 24. «Un'esperienza totalizzante, che ti fa entrare in simbiosi con la persona che ha bisogno di te», racconta.
LE DIFFICOLTÀ«La prima - spiega - è rappresentata dalle famiglie: c'è ancora la convinzione che la figura della badante sia esclusivamente femminile. È l'ostacolo principale, che si chiama diffidenza. In secondo luogo, una fetta di mercato sembra essere inizialmente preclusa. Sono poche le persone che accettano un badante per una persona da assistere di sesso femminile». Il problema riguarda alcune operazioni che possono contrastare con l'intimità di una persona. Ecco perché, per il badante di Pordenone, è più facile trovare lavoro nelle case degli anziani e non delle anziane. «Ho scoperto una vocazione, mentre all'inizio vedevo questo lavoro come un mero ripiego. Ero sul lastrico, dovevo mandare avanti una famiglia, non potevo arrendermi». La sua paga - regolare - arriva a circa mille euro al mese. Spesso trova alloggio nelle case di proprietà degli anziani che assiste. «Mi capita di non tornare a casa anche per due settimane. È diventata la mia routine, la mia normalità. Farò questo lavoro fino a quando il fisico me lo permetterà. A volte devo spostare persone invalide da solo, non è facile ed è molto stancante». Infine un consiglio a chi purtroppo si trova nella situazione in cui era precipitato dopo il licenziamento: «Non esistono più le comodità, bisogna reagire e affrontare anche un cambiamento radicale, che riguarda l'abbandono degli agi e della vita normale».
Marco Agrusti Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino