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SAN ZENONE - Baby vandali scatenati a San Zenone e nella frazione di Liedolo: tombini scoperchiati, segnali spaccati, grondaie del centro polivalente prese a calci, panchine rotte. I teppisti non hanno risparmiato neppure l’orto della scuola elementare “Gregorio Barbarigo” di cui gli alunni stavano imparando a prendersi cura. Protagonisti delle scorribande circa otto ragazzi tra i 16 e i 20 anni, del posto. Sono stati filmati dalle telecamere comunali mentre danneggiavano il centro polivalente. E il sospetto che siano gli autori anche degli altri vandalismi è più che fondato. «Abbiamo già trasmesso le immagini ai carabinieri, stiamo valutando se denunciarli - spiega il sindaco Fabio Marin -. Ma bisogna anche rieducarli. Per questo stiamo coinvolgendo anche gli operatori di strada». Intanto la Protezione civile sorveglia il paese con dei “giri di ronda” per intercettare eventuali azioni vandaliche e segnalarle tempestivamente alle forze dell’ordine.
LE SCORRIBANDE
Due raid in pochi giorni. Il primo contro il centro polivalente “La Roggia” di via Caozocco. Qui i giovani vandali si sono divertiti a colpire i muri con le biciclette a danneggiare alcune sedute.
IL FENOMENO
San Zenone è alle prese con episodi vandalici ormai da mesi, come succede del resto in molti altri comuni della Marca: da Mogliano a Casale sul Sile, da Treviso a Possagno. «Sono gesti da condannare nel modo più assoluto perché si tratta di vandalismi - commenta il sindaco -. Ma reprimere e punire non basta. Dobbiamo anche rieducare i responsabili offrendo loro delle alternative per evitare che si sfoghino in questo modo. Evidentemente bisogna pensare a spazi di ritrovo adeguati, in cui possano stare insieme e divertirsi in modo positivo». L’amministrazione sta lavorando a un progetto pensato proprio per gli adolescenti insieme alla cooperativa La Esse. «Metteremo in campo anche gli operatori di strada e coinvolgeremo le loro famiglie perché l’educazione parte da lì» chiude il sindaco, fiducioso di riuscire a mettere un freno all’ondata di vandalismi, sintomo a suo avviso di un disagio giovanile ben più profondo. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino