TREVISO - Non aveva mai voluto far trapelare all'esterno il dramma che stava vivendo da mesi e aveva lottato strenuamente contro un tumore soltanto con l'aiuto della...
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La diagnosi della malattia le era stata fatta un anno fa. Aveva provato ogni possibile cura, sempre con l'appoggio della famiglia (era sposata e aveva due gemelli di 10 anni) e della sorella, ma senza confidare mai nulla all'esterno, neppure alle amiche e agli amici più stretti: non voleva che la malattia condizionasse in alcun modo i suoi rapporti personali e non voleva che nessuno la compatisse per colpa del tumore. Finché ha potuto, ha continuato a lavorare nel suo studio legale in via Municipio, dove si occupava soprattutto della tutela di marchi, brevetti e diritti d'immagine, e a condurre una vita apparentemente normale. E così davvero pochi sono riusciti ad accorgersi che qualcosa non andava, che qualcosa era cambiato.
Anche chi aveva capito, nonostante lei non parlasse mai del dramma che viveva quotidianamente e avesse cercato di mascherare gli effetti della malattia, non poteva immaginare che si trattasse di qualcosa di così grave. E invece, a poco a poco, quel tumore si è propagato e ha reso la sua esistenza sempre più difficile e dolorosa. Vicino a lei ci sono sempre stati il marito, i figli (due gemelli di dieci anni) e la sorella. E sono stati proprio il marito e la sorella ad alternarsi nell'assistenza a Selvaggia Segantini quando le sue condizioni si sono aggravate e, in dicembre, è stata ricoverata in ospedale. Anche in quei giorni ha voluto conservare lo stesso atteggiamento che aveva tenuto prima, quasi a non voler disturbare e turbare amiche e amici. Sono state settimane di silenziosa sofferenza. Fino a quando, qualche giorno fa, è arrivata la consapevolezza che non c'era più nulla da fare. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino