Avvocato e mamma di due gemelli, a 48 anni è morta Selvaggia Segantini

Avvocato e mamma di due gemelli, a 48 anni è morta Selvaggia Segantini
TREVISO - Non aveva mai voluto far trapelare all'esterno il dramma che stava vivendo da mesi e aveva lottato strenuamente contro un tumore soltanto con l'aiuto della...

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TREVISO - Non aveva mai voluto far trapelare all'esterno il dramma che stava vivendo da mesi e aveva lottato strenuamente contro un tumore soltanto con l'aiuto della famiglia e della sorella. Ma alla fine Selvaggia Segantini, avvocato civilista di 48 anni, cassazionista da un anno e mezzo, non ce l'ha fatta: è morta  all'ospedale di Treviso, dove era ricoverata da poco prima di Natale, da quando le sue condizioni si erano aggravate.


La diagnosi della malattia le era stata fatta un anno fa. Aveva provato ogni possibile cura, sempre con l'appoggio della famiglia (era sposata e aveva due gemelli di 10 anni) e della sorella, ma senza confidare mai nulla all'esterno, neppure alle amiche e agli amici più stretti: non voleva che la malattia condizionasse in alcun modo i suoi rapporti personali e non voleva che nessuno la compatisse per colpa del tumore. Finché ha potuto, ha continuato a lavorare nel suo studio legale in via Municipio, dove si occupava soprattutto della tutela di marchi, brevetti e diritti d'immagine, e a condurre una vita apparentemente normale. E così davvero pochi sono riusciti ad accorgersi che qualcosa non andava, che qualcosa era cambiato.


Anche chi aveva capito, nonostante lei non parlasse mai del dramma che viveva quotidianamente e  avesse cercato di mascherare gli effetti della malattia, non poteva immaginare che si trattasse di qualcosa di così grave. E invece, a poco a poco, quel tumore si è propagato e ha reso la sua esistenza sempre più difficile e dolorosa. Vicino a lei ci sono sempre stati il marito, i figli (due gemelli di dieci anni) e la sorella. E sono stati proprio il marito e la sorella ad alternarsi nell'assistenza a Selvaggia Segantini quando le sue condizioni si sono aggravate e, in dicembre, è stata ricoverata in ospedale. Anche in quei giorni ha voluto conservare lo stesso atteggiamento che aveva tenuto prima, quasi a non voler disturbare e turbare amiche e amici. Sono state settimane di silenziosa sofferenza. Fino a quando, qualche giorno fa, è arrivata la consapevolezza che non c'era più nulla da fare.  Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino