Fin da bambino prova pietà per l'aviatore austriaco: da grande lo identifica e gli dà un volto

Fin da bambino prova pietà per l'aviatore austriaco: da grande lo identifica e gli dà un volto
PRATA - Quando si è cresciuti a pane e storia della propria terra, sorge spontanea la curiosità per le remote vicende (spesso ignote ai più) che celano le...

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PRATA - Quando si è cresciuti a pane e storia della propria terra, sorge spontanea la curiosità per le remote vicende (spesso ignote ai più) che celano le vecchie sepolture di un piccolo cimitero di paese. È così che Leandro Schizzi, nato e cresciuto a Ghirano, ha scoperto fin da bambino di essere fortemente attratto dalla tomba di un aviatore austriaco, abbattuto nel Trevigiano durante la prima guerra mondiale. Una semplice lapide di cemento grezzo, con incisa una croce, il nome Ernst Pontalti e una data 22.5.1918, ha sempre suscitato l'attenzione del giovane ghiranese per quel defunto in terra straniera, dimenticato e senza un fiore ad ingentilire la tomba.


LE COINCIDENZE

Di recente, per uno strano gioco delle coincidenze, Leandro Schizzi effettuando una ricerca genealogica si è imbattuto in quella che ritiene sia la fotografia originale del fliegerleutnant (tenente pilota), tirolese nato a Merano il 27 gennaio 1896 e morto sul fronte tra Piave e Isonzo. Quindi ci sarebbe anche il volto, di una delle migliaia di giovani vite spezzate dalla Grande guerra, da associare alla nuda lapide, per lasciare un ulteriore ricordo dell'aviatore ai posteri. 


NIPOTE D'ARTE

Leandro lo si può definire un nipote d'arte. L'amore per la ricerca storica gli deriva dallo zio materno Eros Ronchese, riconosciuto come la memoria di Ghirano e delle terre liventine. «Eros per me è sempre stato un grande esempio e ho apprezzato fin da bambino ciò che faceva per tramandare la storia del nostro paese - racconta Schizzi -. Ho cominciato ad interessarmi della lapide del militare austriaco già da piccolo, quando andavo in cimitero a portare i fiori sulla tomba di mia mamma Donatella, sorella di Eros. Vedevo questa lapide spoglia, abbandonata, senza un fiore e mi faceva pena. Così prendevo un fiore dal mazzo della mamma e lo lasciavo davanti alla sepoltura del soldato, che si trova vicino a quelle dei sette ragazzi di Ghirano morti annegati negli anni Cinquanta».


IL SITO WEB

Leandro attualmente risiede a Conegliano e con un gruppo di appassionati di storia e cultura locale ha dato vita a Econ_Streaming, un sito web in cui diffondono i risultati del lavoro soprattutto per raggiungere il pubblico più giovane, quello degli adolescenti, che altrimenti non avrebbe altro modo di conoscere il passato del proprio paese. Insieme agli amici di Econ stiamo portando avanti una ricerca sul fronte del Piave nella Grande guerra. Navigando nei siti di ricostruzione genealogica in lingua tedesca ho trovato quello che si potrebbe chiamare un santino, che annunciava la morte del tenente pilota sopra Treviso in un combattimento aereo, il 28 maggio 1918, e a Ghirano sul Livenza sepolto. La data coincide con quella della lapide. Ho scaricato le immagini e le ho inviate allo zio Eros. Siamo entrambi certi che si tratti dello stesso Ernst Pontalti. Non so se abbia fatto in tempo a lasciare dei discendenti, ma se qualche suo erede fosse ancora in vita mi farebbe piacere fargli sapere dove si trova la sua tomba». Ronchese ha postato la foto nella pagina facebook di Ghirano e magari tramite i social qualcuno a Merano potrà raccogliere la notizia. Per una lapide che ha un volto, ce ne sono migliaia di soldati stranieri caduti in Veneto che restano in gran parte ignoti sotto le croci. «Facendo il nostro progetto di divulgazione culturale visitiamo molti cimiteri dove troviamo le tombe abbandonate dei caduti. Da Caporetto al Piave ce ne sono tantissime», dice Schizzi. «Il cimitero inglese di Vazzola è una distesa di croci senza nome. Ragazzi di vent'anni, nel fiore della gioventù, mandati al massacro. Quando penso che cento anni fa c'erano madri, sorelle o mogli che li piangevano e che oggi i loro pronipoti rischiano di dimenticare quello che è stato, provo un forte sentimento di pietà. Anche per questo sono antimilitarista e obiettore di coscienza».

 

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Il Gazzettino