PORDENONE - Arrivarono ad Aviano dopo che la Nato decise di dismettere la base Usaf di Torrejon in Spagna. E ad Aviano hanno scritto pagine di storia. Eravamo ancora nel...
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L’ARRIVO DALLA SPAGNA
Con l’assegnazione del 31. Stormo, nel 1994 ad Aviano (con la cinquantina di caccia divisi nei due squadroni, il viola 510 Buzzard e il verde 555 Triple-Nickel) arrivano oltre 1.300 militari con le relative famiglie. Si parla di ricadute nella comunità per circa 50 miliardi di lire. Passerà poco più di un anno e i vertici a stelle e strisce lanciano “Aviano 2000”, una sorta di piano Marshall per la pedemontana. Oltre mille case da realizzare sul territorio. E all’interno scuole, ospedale, campus, supermercati, alberghi per alloggiare le truppe. E la conversione della caserma Zappalà che l’Ariete dismette. Oltre a viabilità e infrastrutture. Mega-investimenti per una gigantesca ricaduta economica di oltre 430 miliardi di lire.
COMINCIA IL VIA VAI DEI JET
Intanto prosegue l’impegno dei jet targati “Av” sui cieli bosniaci. Il 2 giugno 1995 durante una missione, il capitano Scott O’Grady, ai comandi di un F-16 partito da Aviano viene abbattuto dalla contraerea serba. L’ufficiale sarà recuperato sei giorni dopo e tornerà, con festa e onori, alla base. La sua storia fa il giro del mondo. Poi lui scriverà un libro di successo. Intitolandolo proprio con il motto del 31.Fighter wing: Retorn whit Honor. Ma a fare più rumore sul territorio nel maggio 1999 - durante l’operazione Allaied Force contro la Serbia di Milosevic che vide ad Aviano per 78 giorni schierati più di 120 aerei Nato che portarono a termine oltre novemila missioni sui cieli del Kosovo e di Belgrado - fu l’abbattimento di un altro F-16. Quello sul quale c’era lo stemma della Regione Friuli Venezia Giulia. Come per Comuni e Provincia apposto un paio d’anni prima, non senza polemiche, durante il governo di Riccardo Illy, nell’ambito delle nomine di comandanti onorari. L’abbattimento rinfocolò le polemiche politiche.
CLINTON DI CASA
Aviano, nella seconda metà degli anni Novanta, ha un ruolo chiave. Tanto che, nel giro di neanche due anni, l’allora presidente Bill Clinton vi farà tappa per ben tre volte, quasi un “avianese onorario”. In un’occasione cenerà - con tanto di Limousine presidenziali inerpicate sulle stradine pedemontane - in un locale di Dardago. Ma nel ‘98 Aviano finisce ancora sulle prima pagine di tutti i notiziari per una brutta pagina: il 3 febbraio di quell’anno un caccia EA-Prowler dei Marines (decollato dalla base, dove era ospite) tranciò i cavi della funivia di Cavalese nel Cermis causando la morte di venti persone. E nei molti anni in ci Aviano è stato in prima linea nelle guerre si è trasformato anche nel luogo simbolo delle proteste dei pacifisti. La Via crucis, organizzata dai Beati i costruttori di pace e da altri movimenti pacifisti, nacque nel 1996: da 23 anni, ogni anno prima di Pasqua, si leva la protesta anche contro gli arsenali nucleari e le bombe atomiche custodite sotto l’ombra del Piancavallo. Insomma, in venticinque anni Aviano è stato anche questo. Fino all’ultimo anno in cui si sono aggiunti gli elicotteri del 56. e 57. Rescue Squadron dell’Usafe spostati dall’Inghilterra. Segno che Washington punta ancora sul suo “piccolo stato” avianese. Che in un prossimo futuro, quando gli F-16 andranno in pensione, potrebbe accogliere gli F-35.
Davide Lisetto Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino