Autonomia del Veneto, si ricomincia. A ventiquattr'ore dal secondo anniversario del referendum sull'autonomia del Veneto - 22 ottobre 2017, oltre 2 milioni di votanti, 98%...
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L'IMPORTANZA DEL VOTOIl punto di partenza del professor Bertolissi è che il referendum sia servito. Eccome. Anche per sottolineare la differenza tra Nord e Sud. Che esiste già, dice, indipendentemente dall'autonomia differenziata: «Senza la cocciuta determinazione della Regione Veneto, la Questione meridionale non avrebbe acquisito il rilievo che ha». Il punto - sostiene - è che l'Italia è già spaccata, mentre l'attuazione dell'articolo 116 terzo comma della Costituzione «potrebbe rappresentare la prima pietra di una rinascita», una «grande riforma dello Stato». Secessione dei ricchi, Italiani di serie A e di serie B: tutti falsi miti, bugie. Solo che questa è la terza trattativa: sarà la volta buona?
TERZA VOLTAIl professor Bertolissi ammette: la prima trattativa, quella con il Governo Gentiloni e il sottosegretario Gianclaudio Bressa, è stata caratterizzata da «un lavoro sereno». E tutto sommato proficuo, se si considera che si è arrivati alla firma di una pre-intesa, anche se appena su 5 materie, il 28 febbraio 2018. «Il clima era sereno», dice il costituzionalista, che ricorda il ruolo della Regione Veneto: «Non ci sono stati precedenti nella storia». E rimarca l'utilità del referendum del 22 ottobre 2017: «Un conto è presentarsi a Roma come ente Regione, altra cosa è avere il mandato di oltre 2 milioni di cittadini».
Poi c'è stata la seconda trattativa, quella con il governo gialloverde, il Conte I. Sulla carta doveva essere un lavoro in discesa, non fosse altro perché c'era la Lega, ma non è stato così. Dell'ex ministro agli Affari regionali e all'Autonomia Erika Stefani, Bertolissi tesse solo lodi («Ha lavorato in modo strepitoso, con una grande sobrietà»), ma il risultato non c'è stato: «Abbiamo trovato un muro di gomma». L'indice è puntato sui ministri del M5s. L'impressione, però, è che la Lega ai livelli centrali non abbia mai posto la questione dell'autonomia alla pari di altri temi, come Quota 100.
L'ASPETTATIVAAdesso si ricomincia. Forse. La domanda è: i veneti che due anni fa, sotto la pioggia, sono andati a votare per l'autonomia devono mettersela via? Il nuovo ministro ha capovolto i termini della questione: vuole una legge quadro, quindi prima di tutto il passaggio in Parlamento, mentre la Costituzione parla di confronto, e intesa, tra il Governo e la Regione, prima dell'approvazione a maggioranza assoluta da parte delle due Camere. Un ostacolo in più? Bertolissi la vede diversamente: «Io sarò emozionatissimo perché per la prima volta mi troverò di fronte a una proposta scritta». Il capo della delegazione trattante preferisce vedere il bicchiere mezzo pieno: «Il ministro Boccia ha sul tavolo il lavoro di un anno, non entrerà in una stanza vuota. E poi, diciamolo, il nuovo ministro ha tutto l'interesse a portare a casa qualcosa». Ottimista o pessimista? «Sono fiducioso», dice il professor Bertolissi. Che del primo confronto con il ministro, tenutosi a Venezia, dà un giudizio tutt'altro che negativo: «È stato un incontro elegante». Da domani si entra nel merito.
Alda Vanzan
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Il Gazzettino