VENEZIA - Tre settimane fa, quando al Vinitaly a Verona ci fu la passerella dei big di Palazzo Chigi, pareva che gli ostacoli fossero stati superati e che il tema...
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Così, se la Lega preme, il M5s frena. Non si sa quando l'autonomia sarà portata all'esame del Consiglio dei ministri. Non si sa se sarà firmata una pre-intesa tra il premier Conte e i singoli governatori Zaia, Fontana, Bonaccini, per poi far intervenire le Camere. Non si sa nemmeno che tipo di iter i presidenti del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati e della Camera, Roberto Fico, abbiano in mente. E in tutta questa incertezza, ieri sono piombati i distinguo di Di Maio.
DA CANTÙIl primo a intervenire sull'argomento, in realtà, era stato in quel di Cantù (Como) il vicepremier leghista Matteo Salvini. «Non vorrei che qualcuno usasse il parlamento per perdere mesi o anni su una riforma che è urgente», ha detto il ministro dell'Interno rispondendo a una domanda sulla possibilità di emendare alle Camere l'accordo sull'autonomia di Veneto e Lombardia, possibilità appoggiata fra gli altri dal ministro per il Sud Lezzi. «Conto che a brevissimo il Consiglio dei ministri approvi la riforma - ha aggiunto il segretario del Carroccio - che per la Lega è già ben chiara, c'è nel contratto di governo. I grillini sia in Veneto sia in Lombardia hanno sostenuto il referendum e quindi mi auguro che non abbiano cambiato idea. A me interessa che l'Italia diventi un Paese moderno, efficiente e fondato sulle autonomia e che nessuno perda tempo».
DA VARSAVIATempo un paio d'ore e da Varsavia, a margine della convention del movimento polacco post-ideologico Kukiz'15, Di Maio ha frenato l'entusiasmo degli alleati leghisti: sull'autonomia - ha detto il vicepremier - «il Movimento 5 Stelle sarà garante della coesione nazionale. Il Veneto e la Lombardia hanno votato e hanno diritto all'autonomia, ma se autonomia vuol dire avere scuole di serie A e serie B, sanità di serie A e serie B, cittadini di serie A e serie B, non sono d'accordo». Poi, su Facebook, ha chiarito: «L'autonomia si fa, ma secondo certi criteri e senza spaccare il Paese in due. Per quanto mi riguarda le scuole pubbliche devono essere tutte uguali, così come gli ospedali. Non è che se vivi in Sicilia o in Calabria puoi essere danneggiato. Sulla salute e l'istruzione non si scherza, devono essere garantiti a tutti gli stessi diritti. Detto questo, l'Autonomia è nel contratto e la porteremo a casa. Senza fare però le cose in fretta. Vista la delicatezza del tema, servono calma e testa per non fare pasticci». «Quello che non si rifarà - ha aggiunto - sono le Province».
Sul tema ieri il premier Conte non si è espresso, ma val la pena ricordare che pochi giorni fa a Palazzo Chigi è stata posta una pietra sull'autonomia scolastica, visto che l'accordo con i sindacati prevede che tutto il personale abbia «uno stesso contratto collettivo». Il contrario di quel che chiedeva il Veneto.
Alda Vanzan Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino