Autonomia, le condizioni di Fdi e Fi irritano la Lega. «Ma non sono nostri alleati?»

Nel mirino le interviste dei ministri Tajani e Musumeci: «Rammaricanti certe critiche»

Villanova, a sinistra, e Zaia, a destra. Sullo sfondo Marcato
Prima le parole di Nello Musumeci, poi le affermazioni di Antonio Tajani. Nelle file del governo Meloni, versante Fratelli d'Italia e Forza Italia, avanza la linea del via...

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Prima le parole di Nello Musumeci, poi le affermazioni di Antonio Tajani. Nelle file del governo Meloni, versante Fratelli d'Italia e Forza Italia, avanza la linea del via libera all'autonomia solo se accompagnata dal contestuale varo del presidenzialismo e del potenziamento di Roma Capitale: una condizione che, agli occhi della Lega veneta, minaccia di allungare i tempi, e svilire il senso, della riforma. «Dichiarazioni inaccettabili», tuona infatti Alberto Villanova, presidente dell'integruppo Lega-Liga Veneta in Consiglio regionale, cioè il leader degli zaiani a Palazzo Ferro Fini.


LE INTERVISTE
A scatenare lo scontro sono state le interviste pubblicate dal Gazzettino. Innanzi tutto Musumeci (Fdi), attuale ministro per la Protezione civile e per il Mare, in precedenza presidente di una Regione a statuto speciale qual è la Sicilia, sabato ha assicurato che l'autonomia differenziata dovrà andare di pari passo con il presidenzialismo e i nuovi poteri per Roma Capitale: «Non può essere diversamente. Giorgia Meloni lo ha dichiarato in più occasioni. Così è nel programma del centrodestra sottoposto agli elettori. Un governo di legislatura, espressione della sovranità popolare, non deve avere fretta, ma fare l'interesse degli italiani». In seconda battuta Tajani, ministro degli Esteri e coordinatore nazionale di Fi, ieri ha ribadito: «L'autonomia non deve assolutamente accentuare il divario tra Nord e Sud che pesa sul nostro Paese e non può danneggiare la Capitale. Il problema è questo: mantenere un equilibrio e una coesione, un rapporto virtuoso e di scambio e di interdipendenza paritaria, tra le varie parti dell'Italia. Su questo non si può prescindere. Così come è essenziale il rafforzamento del ruolo di Roma».


LA REAZIONE
Dura la reazione di Villanova: «I danni non sono conseguenze dell'autonomia ma della cattiva gestione delle risorse pubbliche in questi decenni. Il ministro Musumeci prima e Tajani adesso stanno contestando l'autonomia, e siamo rammaricati per il fatto che queste critiche arrivino da chi sta governando insieme alla Lega e al Governo con noi. Pertanto tali critiche le considero un dejà vu alquanto inquietante». Il timore dei leghisti veneti è che l'ancoraggio dell'autonomia ad altri temi un'altra scusa per giustificare l'ennesimo rinvio. Continua infatti il capogruppo: «Magari l'autonomia potrebbe finalmente portare un po' di senso di responsabilità a chi non amministra in modo corretto il proprio territorio. E, visti i risultati fin qui ottenuti, se potessi decidere, darei al Veneto, per Costituzione, il ruolo guida. Abbiamo approvato il bilancio in tre giorni senza alzare le tasse: quando in Italia si parla di meritocrazia, è proprio il modello veneto che dovrebbe trovare posto nella Costituzione, non di certo Roma».


IL TWEET
Peraltro questa non è l'unica polemica della giornata sull'argomento. Ad accenderne un'altra è un tweet dell'Anpi: «L'autonomia differenziata non può contraddire l'unità e l'indivisibilità della Repubblica». Il rimando è all'ordine del giorno approvato sabato dal comitato nazionale dell'Associazione partigiani, che sosterrà la raccolta di firme sulla proposta di legge di iniziativa popolare per la modifica degli articoli 116 e 117 della Costituzione, vale a dire quelli che prevedono «ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia» a favore delle Regioni.


Ironico il commento del ministro leghista Roberto Calderoli, titolare degli Affari regionali: «Non vogliamo scardinare la Costituzione ma al contrario realizzare quanto previsto dalla nostra Carta: vogliamo semplicemente realizzare quanto scritto da oltre 21 anni nella nostra Costituzione. Avevo capito che per l'Anpi il rispetto e l'attuazione della Costituzione fossero principi inderogabili».
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Il Gazzettino