Autodromo, l'asta è iniziata: ma la struttura è stata "spolpata" nel 2020

Autodromo di Adria
ADRIA - Compleanno amaro per l'Adria International Raceway. Nel ventesimo genetliaco della struttura che l'1 aprile di 2002 entrò in funzione, la complicata vicenda...

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ADRIA - Compleanno amaro per l'Adria International Raceway. Nel ventesimo genetliaco della struttura che l'1 aprile di 2002 entrò in funzione, la complicata vicenda dell'impianto di Cavanella Po si arricchisce di un nuovo capitolo. A cura della Casa d'Aste Estense, ieri, in località Smergoncino, nel Palaeventi della struttura sportiva, sono stati battuti all'asta, con tanto di diretta streaming, i beni mobili presenti all'interno dell'impianto. Beni legati al fallimento di F&M, la società con sede a Roma che gestiva l'autodromo, dichiarata fallita nel 2020 su richiesta di fallimento avanzata dal fondo di gestione Darma. Sono stati battuti ed acquistati friggitrici, generatori a gasolio, banconi da bar, stampanti, fornetti, auto ed automezzi. Non tutti gli oltre 300 lotti, tra cui arredamenti di camere, per un valore di oltre 50 mila euro, sarebbero stati venduti. Tra i pezzi più pregiati due generatori a gasolio, base d'asta 8mila euro l'uno ed una spazzatrice a 6 mila euro. Sono stati realizzati circa 133mila euro rispetto ai 55 di partenza. Da ieri quindi una eventuale riapertura del circuito, che è stato spolpato quasi di tutto come si dice in gergo, si fa sempre più lontana, essendo rimasto poco o nulla al suo interno.

CATTEDRALE NEL DESERTO

L'autodromo, spogliato dei suoi arredi, potrebbe infatti rimanere una cattedrale nel deserto. L'operazione è stata portata avanti nonostante i tentativi i promossi da Bioitalia di bloccare la vendita e gli appelli dell'avvocato Giuseppe Cavallaro, legale di Bioitalia, ultimo gestore della struttura motoristica. Biotalia afferma di vantare dal 2016 un preliminare con il fondo di gestione Darma per l'acquisto della struttura e di altri complessi immobiliari legati al fallimento F&M. Cavallaro inoltre ha dichiarato che chi dovesse acquistare all'asta i beni mobili del fallimento F&M potrebbe essere costretto a restituirli. «Non possono far niente, né affittare il complesso né venderlo - ha dichiarato solo martedì Cavallaro - e non possono neppure vendere all'asta i beni mobili. Chi acquista, dovrà restituirli. Stanno vedendo beni che non sono loro». Secondo Bioitalia e Cavallaro molti dei beni mobili di F&M sarebbero ricompresi nel preliminare di vendita del 2016, avvallato da Banca d'Italia, oggetto poi di un recesso da parte di Darma. Su questa vicenda del preliminare d'acquisto, il 13 ottobre prossimo, a Milano, prevista una udienza, la seconda, in Tribunale. «Solo un accordo tra Darma e Bioitalia può consentire la ripresa delle attività - ha evidenziato Cavallaro - è c'è una regia che punta all'acquisizione dell'Adria Raceway ma non lo può fare senza il consenso di Bioitalia o versando 15 milioni e un euro, un euro in più del preliminare firmato da Bioitalia con Darma. Quest'ultima però rifiuta di presentarsi dal notaio per il rogito».
 

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Il Gazzettino