Vandalo danneggia 30 auto in sosta: 21esimo raid alla Carrozzeria Moderna

MESTRE -Gli hanno detto: «Metti un sistema d'allarme», fatto. Gli hanno detto: «Installa delle telecamere», fatto. Gli hanno detto: «Installa...

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MESTRE -Gli hanno detto: «Metti un sistema d'allarme», fatto. Gli hanno detto: «Installa delle telecamere», fatto. Gli hanno detto: «Installa altre telecamere», fatto. Risultato? Non è cambiato nulla. La Carrozzeria Moderna di via Giustizia di Paolo e Mattia Favaretto continua a essere il bersaglio prediletto di ladri e vandali. Quello dell'altra notte è il ventunesimo episodio in 7 anni: intorno alle 6 del mattino un uomo, forse un giovane, cappuccio della felpa tirato su, con una chiave o con un punteruolo ha passato in rassegna le fiancate delle auto in sosta. Una trentina quelle danneggiate, quindici di queste erano tutte di clienti della Carrozzeria moderna. La telecamera ad alta definizione, però, questa volta ha ripreso tutto, seguendo passo passo ogni strisciata del teppista. Un video che Favaretto, ieri, esasperato ormai da una situazione ai limiti del grottesco, ha postato sui social.

«Mi sento indifeso - racconta - cosa posso fare più di denunciare? È la ventunesima volta, cosa abbiamo fatto di tanto grave per meritarci un trattamento del genere?» Favaretto ha chiamato la polizia per fornire loro i video. «Questa strada è abbandonata, non c'è mai nessuno che passi per un controllo. Il passaggio a livello chiude per più di mezz'ora rendendo di fatto questo tratto di via Giustizia terra di nessuno». Quest'ultimo episodio, poi, sembrerebbe proprio una ritorsione: un atto deliberato e mirato a colpire solo per sfregio. Favaretto adesso ha deciso di fare da sé: «Dalla settimana prossima assumerò delle guardie giurate che pattuglino via Giustizia tutta la notte. Se lo Stato non mi tutela dovrò arrangiarmi da solo».

I PRECEDENTI

A maggio Favaretto aveva scritto persino al presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Una paginetta inviata via Pec alla posta certificata del Quirinale per spiegare al capo dello Stato il caso paradossale della sua carrozzeria. «Ho gestito per anni questa attività - aveva scritto - Vederla smantellare pezzo dopo pezzo dall'abbandono di un quartiere, dalla microcriminalità continua e ostinata, mi uccide».

OFFICINA STORICA

L'officina Carrozzeria Moderna è un'istituzione dalla città, la prima visura risale al 1952. Favaretto l'ha rilevata nel 1989 e, passo dopo passo, è riuscita ad ampliarla fino a farla diventare una potenza: 300mila clienti e una ventina di dipendenti. Nel 2014 la decisione di passare il testimone al figlio Mattia raddoppiando gli spazi. Da qui, una batosta dietro l'altra: a volte i ladri entrano solo per scassinare le macchinette del caffè (sfasciando però vetrate e infissi) altre volte si scatenano con colpi mirati per rubare le attrezzature (i classici furti su commissione) altre volte ancora, proprio come l'altra notte, i vandali si accaniscono semplicemente sulle auto dei clienti in sosta, sfasciando parabrezza, lunotti e ruote. Il problema è effettivamente anche urbanistico: via Giustizia è una strada chiusa che sbocca su un sottopasso ciclabile che sbuca davanti alla stazione. Dall'altro lato, un doppio passaggio a livello. È una zona industriale, qui alcuni stabili abbandonati sono spesso luogo di appuntamento per spacciatori e clienti. Per la sua posizione quindi è logisticamente una via difficile da presidiare. In via Giustizia, per il caso Favaretto, ci sono passati un po' tutti. Aveva iniziato il sindaco Luigi Brugnaro, poi l'anno scorso era arrivato anche il questore Maurizio Masciopinto. Nel 2015, il ministro dell'Interno Angelino Alfano aveva inserito la Carrozzeria Moderna tra le tappe del suo tour della sicurezza nel Veneziano.


 

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Il Gazzettino