Prezzi "pazzi" a Venezia: aumenti dell'8,1 per cento. È la città più cara

Prezzi "pazzi" a Venezia: rincari dell'8,1 per cento. È la città più cara
VENEZIA - Venezia conferma la reputazione di città "cara" e l'allarme per l'ascesa incontrollata dei costi per le famiglie non cessa. L'indice medio...

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VENEZIA - Venezia conferma la reputazione di città "cara" e l'allarme per l'ascesa incontrollata dei costi per le famiglie non cessa. L'indice medio dei prezzi, fa sapere Confesercenti Veneto, schizza verso l'alto, con il capoluogo regionale che risulta al vertice rispetto alle altre province. Ad aprile, infatti, se la statistica rileva un aumento medio del 7,7 per cento, nel territorio veneziano la percentuale è dell'8,1. A seguire, nel completare lo speciale podio, ci sono Padova (più 8 per cento) e Verona (più 7,4 per cento).

NUMERI SCONFORTANTI

Non sono quindi buone le notizie in arrivo dall'economia locale, anche perché i prezzi che hanno subito l'incremento maggiore riguardano i prodotti alimentari e le bevande alcoliche. In questi due casi, rispetto ad aprile dello scorso anno, l'indice ha registrato un incremento del 12,4 per cento. A commentare il quadro economico è Cristina Giussani, presidente di Confesercenti Veneto, che spiega: «I dati Istat definitivi di aprile confermano, purtroppo, un rientro dall'inflazione più lento del previsto e quella che sembrava essere una frenata, è stata in realtà soltanto un'illusione ottica dovuta al ribasso delle bollette di luce e gas». Questo fa sì che per le famiglie sarà necessario stringere ulteriormente la cinghia.

L'ANALISI

«Si conferma quindi l'allarme - prosegue la presidente - per una situazione che non è ancora risolta e che proietta una grande incertezza sulle famiglie, che stanno continuando a vedere eroso il loro potere d'acquisto e già stanno manifestando una minore spesa su alcuni beni, anche di prima necessità». L'esempio portato da Giussani riguarda quindi beni che toccano direttamente i bilanci personali: «Tra gennaio e marzo i volumi delle vendite alimentari sono scesi in media nazionale del 4,7 per cento, mentre le vendite non alimentari hanno registrato una flessione del 1,6 per cento, per un calo complessivo dei volumi del 3 per cento».

ILLUSIONE TURISMO

Oltre a questo, Giussani analizza anche il fenomeno turismo: «Osservando le nostre città, si vede che sono piene di gente, il che significa che più o meno le persone spendono. Almeno, si direbbe che gli italiano sono intenzionati a lasciarsi alle spalle un periodo come quello della chiusura». Certo è che l'inflazione si fa sentire: «È chiaro che l'inflazione forte rischia di invertire la tendenza, a fronte di un esborso maggiore, il potere d'acquisto è limitato. C'è però una gran voglia di spendere meglio, bisogna puntare su questo concetto. Magari costa di più, quindi si spende meno, ma il desiderio è quello di investire in qualità». Non manca però un altro aspetto della medaglia: «Stiamo erodendo i risparmi, probabilmente per mantenere il desiderio di andare in giro». Insomma un quadro a tinte fosche, che la ripresa del turismo non basta a rischiarare.

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Il Gazzettino