VENEZIA - Basta un like o una condivisione di troppo sui social e si finisce sulla graticola. È quello che è accaduto al vicesindaco di Venezia e assessore alle...
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Dopo nove anni di inchieste e processi dai contenuti contrastanti e contrastati, gravati dal sospetto di depistaggi, la famiglia del trentunenne morto il 22 ottobre 2009 in seguito all'arresto per spaccio di droga, era riuscita finalmente a ottenere la riapertura dell'indagine e il rinvio a giudizio di tre carabinieri. Processo durante il quale uno dei tre ha dichiarato di essere stato presente al pestaggio che sarebbe stato effettuato dai colleghi. Questo atto ha dato il via a un terremoto politico, che ha riguardato a diversi livelli gli organi dello Stato. Il Governo e il comandante generale dei carabinieri hanno chiesto scusa alla famiglia lo scorso mercoledì.
IL MESSAGGIOQuesti i fatti di cronaca. Quindi, qualcuno ha cominciato a far girare la famigerata foto di Ilaria Cucchi, che ha trovato anche la condivisione da parte della Colle.
«Quando ho letto che non le bastavano neppure le scuse dello Stato - racconta - ho fatto questa cosa un po' d'istinto, per rabbia nei confronti della sorella di Cucchi, che sembra una persona che specula sulle situazioni. Ovviamente quello che è accaduto a Stefano Cucchi è stato una nefandezza per la quale c'è chi deve e dovrà pagare. Ci sono state le scuse - prosegue il vicesindaco di Venezia - sia da parte di un generale dei carabinieri che del Governo. Mi sembra che si stia speculando quando una situazione, sia pure molto dolorosa e sofferta, sta finalmente per essere definita».
Poi, Colle spiega che la condivisione è intervenuta all'interno dei suoi amici di Facebook e non urbi et orbi. Qualche strano scherzo della privacy del social ha reso però visibile il post a qualcuno che amico evidentemente non è e si è affrettato a segnalarlo: «È un mio pensiero, non c'entra niente né con l'amministrazione comunale né con la Lega. Era un pensiero del momento su questa persona che, secondo me, non si è comportata bene. Non vorrei che adesso si montasse un caso, perché non lo è».
I TIMORIIntanto, ai familiari di Stefano Cucchi sarebbero arrivate diverse offese e anche minacce. Venerdì è stata recapitata all'abitazione dei genitori di Cucchi a Roma, che era la stessa di Stefano e Ilaria, una lettera anonima scritta a mano con insulti alla sorella del geometra morto. «Dovreste essere voi, e non Salvini, a scusarvi per tutte le persone che suo figlio ha rovinato con la droga. Mi spiace abbia pagato con la vita, ma se l'è cercata», si legge in un parte del testo della missiva, indirizzata a Giovanni Cucchi, il padre di Stefano.
«Stiamo ricevendo una serie impressionante di insulti, minacce ed auguri di morte da profili di simpatizzanti della Lega, che è partito di governo, e da (mi auguro) sedicenti appartenenti a polizia e carabinieri - ha scritto su Facebook Ilaria Cucchi - Confesso che ho paura, per me, per la mia famiglia e per Fabio (Anselmo, il legale della famiglia Cucchi, ndr) poiché nessuno persegue queste persone ma pare ci si debba preoccupare solo di Casamassima, Rosati e Tedesco. Io e Fabio non sappiamo più cosa pensare». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino