​Sos artigiani, a Nordest ne spariscono quattro al giorno

Sos artigiani, a Nordest ne spariscono quattro al giorno
È come se, nell'arco di un decennio, fossero state interamente spazzate via due città come Vicenza e Rovigo, capoluoghi da poco più di centodiecimila...

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È come se, nell'arco di un decennio, fossero state interamente spazzate via due città come Vicenza e Rovigo, capoluoghi da poco più di centodiecimila abitanti l'uno e cinquantamila l'altro. Ammontano infatti a 165.598 le imprese artigiane che, fra il 2009 e il 2018, in Italia sono state travolte dall'onda lunga della crisi, uno tsunami che nei primi sei mesi del 2019 ha cancellato altre 6.564 ditte. A dirlo è uno studio della Cgia di Mestre, secondo cui nemmeno il Nordest è scampato a questo flagello, registrando da gennaio a giugno una diminuzione di 703 aziende (soprattutto in provincia di Vicenza): 4 al giorno. Non a caso il Veneto è sul podio, tutt'altro che encomiabile, delle regioni che hanno registrato i risultati maggiormente preoccupanti, stando ai dati camerali. Alla data del 30 giugno, il numero complessivo delle imprese artigiane nella Penisola è sceso a quota 1.299.549, in virtù  di un saldo tra iscrizioni e cessazioni che è risultato negativo dappertutto, tranne che in Trentino Alto Adige (+138). In particolare nelle sette province venete natalità e mortalità imprenditoriali si sono risolte in un rapporto di -629, negativo soprattutto come quelli di Sicilia (-700) ed Emilia Romagna (-761), ma pure di Friuli Venezia Giulia (-212) e di tutte le altre. A soffrire è stato in particolare il Vicentino (-218), seguito dalle province di Udine (-122), Verona (-117) e Gorizia (-104). A salvarsi sono state solo in tre: Bolzano (+170), Trieste (+22) e, seppur di poco, Venezia (+3). Quanto ai settori, in generale il più colpito è l'autotrasporto, che negli ultimi dieci anni a livello nazionale ha perso il 22,2% delle ditte, ma non stanno molto meglio né il manifatturiero (-16,3%), né l'edilizia (-16,2%). 

LE CAUSEDa sempre fisco e scartoffie sono visti come i principali nemici della categoria. «La crisi, il calo dei consumi, le tasse, la mancanza di credito e l'impennata degli affitti sono le cause che hanno costretto molti artigiani a cessare l'attività», conferma Paolo Zabeo, coordinatore dell'ufficio studi della Cgia. Ma c'è anche un problema culturale, legato alla svalutazione del lavoro manuale: «L'artigianato è stato dipinto come un mondo residuale, destinato al declino sottolinea Zabeo e per riguadagnare il ruolo che gli compete, ha bisogno di robusti investimenti nell'orientamento scolastico e nell'alternanza tra la scuola e il lavoro, rimettendo al centro del progetto formativo gli istituti professionali che in passato sono stati determinanti nel favorire lo sviluppo economico del Paese. Oggi, invece, sono percepiti dall'opinione pubblica come scuole di serie B. Per alcuni, infatti, rappresentano una soluzione per parcheggiare per qualche anno quei ragazzi che non hanno una grande predisposizione allo studio. Per altri costituiscono l'ultima chance per consentire a quegli alunni che provengono da insuccessi scolastici, maturati nei licei o nelle scuole tecniche, di conseguire un diploma di scuola media superiore». 

IL LAVOROI risultati di questa percezione falsata, evidenzia l'associazione di categoria, si traducono nelle distorsioni del mercato del lavoro. «Nonostante la crisi e i problemi generali che assillano l'artigianato sottolinea il segretario Renato Mason non sono pochi gli imprenditori di questo settore che segnalano la difficoltà a trovare personale disposto ad avvicinarsi a questo mondo. Soprattutto al Nord, si fatica a reperire nel mercato del lavoro giovani disposti a fare gli autisti di mezzi pesanti, i conduttori di macchine a controllo numerico, i tornitori, i fresatori, i verniciatori e i battilamiera. Senza contare che nel mondo dell'edilizia è sempre più difficile reperire carpentieri, posatori e lattonieri». Ora anche su questo settore incombe lo spettro dell'aumento dell'Iva, tanto che la Cgia paventa senza mezzi termini «una ulteriore stangata». Ma per Mason una forza rimarrà vitale: «Il saper fare, che è il vero motore della nostra eccellenza manifatturiera».
Angela Pederiva Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino