Venezia, l'arte contemporanea alla Punta della Dogana: itinerario con 80 opere-simbolo di 30 artisti da tutto il mondo

Venezia, l'arte contemporanea alla Punta della Dogana: itinerario con 80 opere-simbolo da 30 artisti da tutto il mondo
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VENEZIA - È una esposizione ricca di simboli. E di messaggi per questa umanità in crisi, in equilibrio tra conflitti e vita quotidiana frenetica. Ed è per questo che sono necessarie delle immagini. Anzi delle icone. Nel corso del tempo siamo passati da quelle squisitamente religiose, così tradizionali e venerate, a quelle che riflettono la realtà contemporanea. Che siano opere d'arte, leader politici e soprattutto beniamini dello star system. Per riflettere sul significato di icona, ecco, dal 2 aprile fino al 26 novembre, a cura di Bruno Racine e Emma Lavigne, "Icones", la nuova mostra della Fondazione Pinault a Punta della Dogana a Venezia, una sorta di "pendant" con quella inaugurata qualche settimana fa a Palazzo Grassi che, attraverso le foto d'archivio di alcune riviste patinate (Vogue, Vanity Fair e altre) sta mettendo in mostra le icone del XX secolo immortalate dai maggiori fotografi del tempo.

L'ITINERARIO

Qui, alla Punta della Dogana, invece c'è spazio per un altro tipo di "icona": secondo uno schema affascinante racchiuso nelle singole sezioni. Si va dallo "spazio magnetico" alla "sala di meditazione" per transitare tra "morte e resurrezione" all'ascesi e ai "nuovi rituali". Un itinerario affascinante che offre, peraltro, un percorso immersivo come nell'opera dell'americana-norvegese Camille Norment con una serie di panche rivolte verso le splendide finestre che si affacciano sul canale della Giudecca e che, offrono a chi si siede, una vibrazione al suono della musica dando un senso di rilassatezza e di concentrazione, oppure nella "cupola" dell'artista sudafricano, Dineo Sashee Bopape che mette il visitatore, una volta "entrato" nell'opera d'arte, di vivere l'atmosfera dell'Africa, tra argilla, terra, erbe, polvere di marmo, musiche tribali e fragranze profumate. Anche questa una forma di icona dei tempi antichi e pure dei tempi moderni.

LE INSTALLAZIONI

E se il visitatore può - ovviamente - soffermarsi sulle ricerca di qualche "mostro sacro" come Andrej Tarkovskij e il suo rapporto con "Andrej Rublev", e Sergej Eisenstein con "Ivan il Terribile", non vi è dubbio che si rimane affascinati dal monumentale lavoro che unisce in un'unica sala i lavori di Lucio Fontana con il suo Spazialismo e i suggestivi "raggi di luce" o, se volete i "fili d'oro" della brasiliana Lygia Pape. Così spiega il tema di "Icones", il direttore di Palazzo Grassi-Punta della Dogana, Bruno Racine: «La scelta di Venezia per ragionare su questo tema ci sembra esemplare - sottolinea - Nessuna città del mondo occidentale ha intrattenuto con l'Oriente bizantino, patria dell'icona, un rapporto altrettanto stretto. Nell'arco di più secoli, Venezia ha mantenuto sempre questo rapporto guardando ad Est. Insieme ad Emma Lavigne ci siamo sforzati di mostrare come, attraverso proposte diverse, gli artisti contemporanei si possano ritrovare di fronte ad una nuova sfida partendo ognuno dalla propria esperienza di vita e della propria cultura». Ed è anche in base a questo che, con un'operazione senz'altro interessante nella mostra convivono le esperienze di artisti di diversa estrazione e ricerca, basti pensare alla rassegna di teschi in vetro di Sherrie Levine in dialogo con i dipinti di On Kawara con date scritte in bianco su fondo nero. E ancora di più con "La Nona Ora" di Maurizio Cattelan che in forma molto realistica presenta la statua in cera di Giovanni Paolo II abbattuta da un meteorite, che dimostra - se ce ne fosse ancora davvero bisogno - l'allegoria del peso della funzione ecclesiastica, dove sulla figura del Pontefice, Cattelan vede le numerose incarnazioni del contrasto tra potere e vulnerabilità. Non è un caso che nel 2001, questa opera venne vandalizzata in nome della dignità del Papa.

CONTEMPLAZIONE

Chiarisce nella sua introduzione alla mostra la curatrice Emma Lavigne: «La mostra - spiega - intende rivelare l'essenza dell'icona come passaggio verso una possibile trascendenza, coscienza, contemplazione, meditazione e raccoglimento attraverso un percorso di ottanta opere tra capolavori della Pinault collection, lavori mai esposti e installazioni su misura di 30 artisti di diverse generazioni, tra il 1888 e il 1981. Le opere generano così un insieme di "cappelle" o pause di riflessione su passato, presente e futuro». A questo proposito, proprio per immergersi nell'atmosfera, indispensabile la sosta al torrino di Punta della Dogana, dove l'artista sudcoreana Kimsooja si serve di uno specchio a pavimento, per dare la sensazione di una scarsa stabilità, lasciando che il vuoto dialoghi con la ricerca dello spazio. Tra lo Yin e lo Yang. L'opera "Breathe Venice diventa così a dir poco affascinante arricchita pure da un intreccio intrigante composto da musiche tibetane, declamazioni cantilenanti islamiche e canti gregoriani. È l'occasione per lasciarsi trasportare in un'esperienza di piena trascendenza specchiandosi nei rombi arcobaleno delle finestre di Punta della Dogana.

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Il Gazzettino