Il lupo torna in Polesine dopo due secoli: segnalazioni nel Delta

Lupi fotografati in un'area del Delta
ROVIGO - Dopo quasi 200 anni di assenza, il lupo è tornato in Polesine. La popolazione è minima: da qualche mese una coppia di “lupi italici” è...

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ROVIGO - Dopo quasi 200 anni di assenza, il lupo è tornato in Polesine. La popolazione è minima: da qualche mese una coppia di “lupi italici” è segnalata nel Delta del Po, come mostrano le immagini di alcune fototrappole. Anche in Alto Polesine la presenza del lupus italicus è stata tracciata dall’Osservatorio lupi Polesine del Wwf, operativo dallo scorso gennaio. Nel maggio 2021 un esemplare era stato trovato morto, investito da un’auto in Transpolesana all’altezza di Castelguglielmo. E la conferma di presenze è nel ripetersi di avvistamenti a San Giovanni Lupatoto, a una settantina di chilometri di distanza, dove i lupi sarebbero almeno due.


«Sono nel Wwf dagli anni 90 e mai mi sarei aspettato di trovare il lupo nel Delta e in Polesine», ha commentato il presidente provinciale del Wwf Rovigo, Eddi Boschetti, presentando il nuovo progetto del Wwf Italia: una rete di 11 osservatori coordinati dalla Direzione Conservazione del Wwf, per monitorare e migliorare le conoscenze sulla specie “Canis lupus italicus”. Richieste di informazioni o eventuali segnalazioni di avvistamenti o tracce di presenza riconducibili a lupi, possono essere comunicate all’Osservatorio lupi Polesine telefonando al 351/7907783 o con un’email a polesine@osservatoriolupi.it.
«È una specie in espansione - ha proseguito Boschetti - e si può collocare in qualsiasi zona, perché gli individui giovani “in dispersione” possono spostarsi anche per 50 chilometri in una sola notte».

Lupo italico, il ritorno in Polesine

Proprio gli spostamenti dei giovani esemplari alla ricerca di un nuovo territorio da occupare, o di accoppiarsi e formare un branco, causano l’alto indice di mortalità (tra il 70 e l’80%) in questa fascia d’età, per i rischi cui si espongono, ha aggiunto Luca Zennaro, coordinatore dell’Osservatorio polesano e tra i volontari attivi, assieme a Enrico Ghirardi. «Per fugare i timori - ha proseguito Eddi Boschetti - non c’è pericolo per l’uomo. E nelle nostre zone non ci sono segnalazioni di attacchi ad animali d’allevamento. La dieta primaria del lupo è fatta di nutrie: un animale più facile da catturare. E così in alcuni contesti può diventare un regolatore naturale». Il lupus italicus è in espansione: l’ultimo monitoraggio nazionale è a quota tremila esemplari, rispetto ai soli 100 della popolazione censita negli anni 70. Non c’è da aspettarsi un’espansione esponenziale. Non solo perché il tasso di mortalità per gli individui in dispersione è molto elevato. «Il lupo si accoppia solo una volta l’anno e ogni branco è formato al massimo da 6 esemplari, che controllano un’area di circa 250 chilometri quadrati: poco meno, per avere un metro di misura, dell’estensione del comune di Porto Tolle». Non bisogna dimenticare, però, che «il lupo è un animale opportunista: tra rincorrere un capriolo o un daino e banchettare sui resti di un barbecue, preferisce la scelta con il minor dispendio di energie. Se il lupo diffida dell’uomo è perché ci considera una minaccia, evita l’incontro. L’uomo non deve però abbandonare cibo in luoghi isolati, perché in quel luogo il lupo può andarci e tornerà». Insieme alla raccolta di dati e informazioni su avvistamenti e tracce, l’Osservatorio organizzerà eventi di informazione e sensibilizzazione.
 

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Il Gazzettino