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TREVISO - Vogliamo sapere la verità. Anica non si sarebbe mai uccisa: aveva quattro bambini. Era una mamma forte». I parenti della 31enne romena trovata morta domenica mattina sul Piave, a quattro giorni dalla scomparsa, non hanno mai creduto alla pista del suicidio. «Non si è buttata» ribadisce una familiare affacciandosi alla porta di un appartamento Ater di via Ronchese, nel quartiere di Santa Bona, dove Anica Panfile abitava insieme ai quattro figli e alla madre. Il compagno “Gigi”, sulla sessantina, non abita con loro: è stato lui a denunciare la scomparsa della donna giovedì ai carabinieri. In queste ore verrà risentito dagli inquirenti, che stanno indagando sulla cerchia dei contatti della donna. I familiari, prima di sollevare sospetti attendono l’esito ufficiale dell’autopsia. «A quel punto spingeremo per vie legali per andare a fondo. Vogliamo sapere cosa è successo davvero. Andiamo anche sotto terra se necessario». L’esame post mortem, eseguito ieri dall’anatomopatologo Antonello Cirnelli, ha spianato la strada all’ipotesi dell’omicidio. Le ferite sul volto della donna sono traumi inferti da un oggetto contundente. Qualcuno l’avrebbe colpita ripetutamente. Ma chi? E perché?
L’ultimo giorno
I parenti ripercorrono l’ultimo pomeriggio della 31enne, che da otto mesi lavorava come aiuto cuoco nella cucina della casa di riposo Ract di Santa Bona, in via Nicola di Fulvio.
Il ricordo dei vicini
Ieri pomeriggio un gruppo di mamme kosovare era seduto in cerchio mentre i bambini giocavano sulle giostrine. Neanche loro si capacitavano dell’ipotesi di suicidio: «Ci è sembrato strano: una mamma con quattro figli non si ammazza così, non li lascia da soli - dicono all’unisono -. La vedevamo qui al parco con i bambini o fuori da scuola, anche il compagno va spesso a prenderli. Ci dispiace tanto per la sua morte». Anche in via Ronchese, dove si era trasferita, la giovane mamma era riuscita subito a farsi volere bene dai vicini. Ilir Bardhi, di origini albanesi ma ormai trevigiano d’adozione, è ancora scosso: «Questa tragedia ci è piombata addosso come una bomba, un colpo inaspettato. La incrociavo spesso sulla porta mentre usciva la mattina presto per andare in casa di riposo e io rientravo dal turno di lavoro. Era sempre cordiale: non ho mai sentito liti o altro». Stessa reazione anche da parte degli altri condòmini, che si erano abituati a quel sorriso gentile di quella giovane mamma. «Si era allontanata altre volte - riferisce una vicina -. I motivi? Non li so, non eravamo in confidenza. Ma non era mai successo niente di tragico. Stavolta invece...». Il pensiero che Anica sia stata ammazzata brutalmente e poi gettata nelle acque del Piave non dà pace a chi la conosceva e la amava. E poi ci sono loro, i suoi quattro figli, rimasti senza mamma.
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