Andreis, lo storico borgo dove nessuno vuole fare il sindaco: arriva il commissario

Andreis, lo storico borgo dove nessuno vuole fare il sindaco: arriva il commissario
Oltre che nella natura delle montagne - i giganti buoni, come li chiamano quassù - quando si arriva ad Andreis ci si immerge subito anche nella storia. Il cartello...

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Oltre che nella natura delle montagne - i giganti buoni, come li chiamano quassù - quando si arriva ad Andreis ci si immerge subito anche nella storia. Il cartello all'ingresso del paese riporta indietro nel tempo: a quel 996, l'anno in cui per la prima volta il paese viene citato in un documento in cui Ottone III confermava al vescovo di Concordia diversi diritti su alcune città, tra cui Andreis. E in questi giorni si riparla di storia nella piccola borgata pordenonese: i 250 abitanti, per la prima volta, rimarranno senza sindaco. Nessuno si è proposto per guidare il municipio. In Friuli Venezia Giulia il 26 maggio voteranno 117 Comuni, qui arriverà il commissario mandato dalla Regione.

Gli scranni del Consiglio comunale rimarranno vuoti. Bisognerà poi attendere le prime elezioni utili: molto probabilmente la primavera del 2020 quando andranno alle urne altri Comuni della Valcellina. «Sempre che prima non cada il governo e si vada alle politiche», come azzarda un anziano del paese diretto verso la chiesa di Santa Maria delle Grazie. Aggiungendo: «Cosa vuole, proveremo anche il commissario. Tanto anche gli ultimi due sindaci non erano mica del paese, sa». Quello uscente Romero Alzetta, 66 anni, vive nella vicina Montereale Valcellina: «Cinque anni fa - spiega - accettai volentieri la sfida. Mi era stato chiesto da un gruppo di residenti. Mia moglie è di qui. E poi ero appena andato in pensione come insegnante. Ho cercato di dare il meglio, ma già da tempo avevo detto a tutti che non sarei stato disponibile per il secondo mandato».
In paese da un po' si riparlava della possibilità e della voglia di provare a tornare a esprimente un sindaco che viva nella borgata. Prima di Alzetta il ruolo era stato ricoperto dalla maniaghese Franca Quas, ora assessore proprio a Maniago. Negli ultimi mesi il borgomastro uscente ha provato a convincere i suoi tre assessori. Ma neanche la vicesindaco, andreana doc, Andreina Trinco se l'è sentita di ripetere l'esperienza con già tre mandati alle spalle. «Auspico solo - aggiunge Alzetta, che manterrà la fascia ancora per una decina di giorni - che qualcuno delle pochissime famiglie giovani nei prossimi mesi mostri la propria disponibilità».
Un Comune con solo due impiegate (una andrà in pensione tra pochi mesi) e un operaio: tuttofare, con competenze plurime. Dalla contabilità all'anagrafe, al fisco. Fino ai piccoli lavori pubblici. Anche se diverse sono le funzioni e le sinergie avviate ormai da anni con Montereale Valcellina.
TANTI I PROBLEMI
Ma anche se il paese è piccolo i problemi non sono pochi. E d'inverno aumentano, con la neve e le strade da pulire. Sono sempre di più le case (con i tipici ballatoi in legno su tre piani) che vengono chiuse e messe in vendita. Il numero di residenti (vi sono forse più andreani a Dudelagne, in Lussemburgo, dove intere famiglie negli anni 60 partirono per lavorare nelle miniere) cala di cinque/sei persone l'anno. Quasi tutti anziani. Ma tre anni fa si è chiusa la casa di riposo. Con il maltempo, spesso gas e luce saltano. E le case più isolate stanno anche giorni al buio. Le attività commerciali sono ridotte a tre. Non è facile continuare a garantire la presenza delle Poste e del medico di famiglia. C'è da garantire il trasporto con i bus dell'Atap. E soprattutto quei venti bambini (dalla materna alle medie) devono poter andare tutti i giorni a scuola a Montereale. «Un sindaco sarebbe necessario, almeno finché non si arriverà a una possibile fusione con altri Comuni». Con Barcis, vorrebbe la logica. Ma la maggioranza degli andreani non ci crede. «Un sindaco non ci si improvvisa. Anche se il Comune è piccolo i problemi sono molti - è convinto Simone Zibra, 36 anni, che gestisce il bar centrale - Mia mamma è di qui, dove ho ancora i nonni materni. Faccio il lavoro che mi piace di più nel luogo che amo di più. Ma è difficilissimo. Pago le stesse tasse di quelle che paga un bar del centro di Pordenone. Com'è possibile? Qui io, da quando è chiusa la casa di riposo, preparo anche i pasti per cinque anziani. Speriamo che qualcuno si faccia avanti per le prossime elezioni».

Un bar che non è solo un bar. Ma che diventa servizio sociale. Intanto, nel paese che ricorda di avere dato i natali al poeta Federico Tavan appendendo a ogni angolo del borgo le sue poesie, non ci sarà un sindaco. E quelle quattro case - Quatre cjases in crous, se no tu scjampe tu divente Andrèes (Quattro case in croce, se non fuggi diventi Andreis) cantava Tavan - resteranno un po' orfane.
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Il Gazzettino