Vespucci, il veliero che affascinò gli americani, in Riva degli Schiavoni

La nave scuola Amerigo Vespucci, visite aperte al pubblico
VENEZIA - Salire la scaletta che porta all’Amerigo Vespucci, nave scuola della Marina Militare, lascia stupiti fin dall’inizio. Se infatti l’immaginario...

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VENEZIA - Salire la scaletta che porta all’Amerigo Vespucci, nave scuola della Marina Militare, lascia stupiti fin dall’inizio. Se infatti l’immaginario collettivo di una nave militare fa pensare a quelle “grigie”, da guerra, ecco che il legno e gli ottoni tirati a lucido fanno respirare un clima d’altri tempi. Si capisce fin da subito dove si sta salendo: su un pezzo di storia universalmente riconosciuto come l’emblema del Made in Italy. 


È infatti storia nota l’incontro avvenuto nel 1962, quando la portaerei Uss Indipendence lampeggiò al veliero chiedendo chi fossero. La risposta “Nave scuola Amerigo Vespucci, Marina Militare Italiana”suscitò uno degli omaggi più celebri che l’imbarcazione ricevette nella storia: «Siete la nave più bella del mondo». E proprio la bellezza è ciò che maggiormente risplende. Anche perché la filosofia di bordo è coerente con il motto“Non chi comincia ma quel che persevera”, stampato a chiare lettere nel ponte visitabile al pubblico fino a ieri a pochi metri dall’Arsenale. 



IL MOTTO
«Il motto di Leonardo Da Vinci fu scritto cinquecento anni fa nel codice Da Vinci, ci accompagna da parecchi anni in quanto è un emblema specialmente per gli allievi dell’Accademia, che al termine del loro primo anno vengono a bordo di nave Vespucci e ricevono il loro primo battesimo del mare», spiega Federico Messini, sottotenente di vascello e ufficiale della Vespucci. In un’altalena che dal 1931 coniuga tradizione e innovazione si trova anche il rapporto tra allievi e futuri ufficiali della Marina.
«Qui si impara a utilizzare il sestante, si tracciano rotte a matita, si usa la bussola, le squadrette…e poi c’è la tecnologia con antenne, satelliti, sistemi di navigazione digitale-elettronica, che permettono di capire da dove veniamo e il presente e la tecnologia», continua Messini. La testimonianza di quanto sia benvoluta la nave sono state le code di questi giorni, che dall’Arsenale si snodavano fino a San Zaccaria, all’altezza del Metropole. I tre enormi alberi sono Trinchetto, Maestra e Mezzana, rispettivamente 50, 54 e 43 metri sul livello del mare, oltre al Bompresso, cioè l’albero orizzontale di diciotto metri sotto al quale c’è la statua che rappresenta la Vespucci. 

LA DESCRIZIONE
A far bella mostra di sé sono i 36 chilometri di cime in fibra vegetale sintetica, fattore che fa comprendere al meglio cosa voglia dire navigare a vela in un veliero di queste proporzioni. Sono due le postazioni di comando: «C’è una timoneria storica a poppavia per la navigazione a vela ed è formata da quattro ruote a caviglia, quattro enormi ruote da un metro e mezzo che girano contemporaneamente, servono otto persone per girarle, ci vuole parecchia forza, basti pensare che servono tre giri di ruota per fare un grado di spostamento, bisogna faticare».
A proravia invece c’è la cabina che permette di navigare a motore, dotata di tutti i ritrovati della tecnologia moderna per consentire di viaggiare in sicurezza con gli attuali sistemi di navigazione digitale. Il contesto interno è in linea con quello che si percepisce dall’esterno, cioè massima cura e bellezza in ogni particolare, come i cannoni perfettamente puliti e utilizzati a proravia per sparare a salve come omaggio nelle grandi celebrazioni. Oppure le tre grandi ancore, l’enorme velatura e i pennoni: «La bellezza che trasmette porta con sé il Made in Italy perché c’è anche una pulizia maniacale dettata dall’impegno, disciplina e dedizione delle 400 persone che tra allievi ed equipaggio la tengono perfetta sia in navigazione che quando è approdata».

Da prua si può godere di una vista d’insieme emozionante, mozzafiato, che permette di comprendere al meglio l’imponenza dell’imbarcazione, sentendosi parte di un contesto storico ancora attuale.

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Il Gazzettino