ROVIGO - La città svetta ai vertici della classifica nazionale, al settimo posto. Ma c’è poco da esultare, perché la classifica in questione...
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Per quanto riguarda il Pm10, i 55 giorni di sforamento del limite dei 50 microgrammi per metro cubo d’aria registrati a Rovigo sono ben oltre la soglia dei 35 ritenuti accettabili in un anno e valgono, appunto, la settima posizione alle spalle di Frosinone, con ben 70 giorni di sforamento, seguita da Torino con 66, Treviso con 63, Mantova, Padova-Arcella e Venezia-via Beccaria con 62. Verona è appaiata a Rovigo, mentre Vicenza è un passo indietro, con 52, evidenziando un chiaro problema veneto che piazza sei delle sue sette province nella top ten dell’aria più inquinata.
LA MORSA
Inquinamento che, al momento, continua ad attanagliare Rovigo, ancora con il “semaforo arancione” del livello di allerta 1, dove gli sforamenti dall’inizio del 2024 fino a mercoledì sono già stati 20 dei 35 annuali, con una serie di superamenti consecutivi che sempre fino a mercoledì, era arrivata a quota 8, con tre giorni, da domenica a martedì, abbondantemente oltre il doppio della soglia giornaliera, ben oltre i 100 microgrammi per metro cubo e il culmine raggiunto lunedì, per l’appunto giorno della marcia dei trattori, con 130 microgrammi per metro cubo. Peggio ancora a Badia, dove gli sforamenti dall’inizio dell’anno sono stati 22, mentre a Borsea 19 e ad Adria 16.
Oltre alle giornate di sforamento, nel rapporto si considera anche il valore medio annuale del Pm10 e anche su questo fronte Rovigo ha i numeri maggiori: 30 microgrammi per metro cubo, dietro solo a Padova, Vicenza e Verona, tutte con 32, e Cremona e Venezia con 31. In questo caso il limite fissato dalle norme è di 40 microgrammi per metro cubo, ma la revisione della Direttiva sulla Qualità dell’aria avviata dalla Comunità europea porterà questo limite a 20 microgrammi a partire dal 2030, così che senza cambi di rotta, Rovigo risulterebbe fuorilegge sforando del 33%.
LA VALUTAZIONE
Nelle sue conclusioni, Legambiente nota come «il 2023 appena concluso è stato un anno interlocutorio per le città italiane dal punto di vista dell’inquinamento atmosferico. Un anno con qualche luce e molte ombre. Si sono infatti registrati dei valori complessivamente più bassi rispetto al 2022 per quanto riguarda i principali inquinanti monitorati, quali le polveri sottili (Pm10 e Pm2.5) e gli ossidi di azoto, ma i meriti di questo miglioramento registrato sono purtroppo riconducibili quasi esclusivamente alle favorevoli condizioni meteorologiche che hanno caratterizzato i mesi invernali del primo semestre del 2023 e il periodo autunnale. Meglio per i polmoni di cittadini e cittadine che ogni giorno sono costretti a respirare aria con concentrazioni di inquinanti dannose per la salute, meno bene per la reale efficacia delle azioni introdotte dal Governo, dalle Regioni e dalle amministrazioni comunali nel corso degli anni per fronteggiare questa cronica emergenza che affligge il nostro Paese».
Intanto la perturbazione in arrivo da oggi dovrebbe riportare i valori del Pm10 al di sotto dei limiti, perché di fatto si è in balia delle piogge.
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Il Gazzettino