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TREVISO - Arrivo delle merci di notte, flussi dei corrieri in partenza per le consegne a domicilio organizzati in orari ben precisi e limitati alla mattina, un buon numero di mezzi a basso impatto (come lo stabile stesso). Chissà se le garanzie fornite dal gigante del commercio elettronico basteranno a rassicurare chi teme un aggravio di traffico generato dal nuovo deposito Amazon alle porte di Treviso. A fronte di un successo di utenti e vendite in crescita esponenziale (anche nella Marca, va detto) e della creazione di nuova occupazione, anche qui il prossimo sbarco del gruppo fondato da Jeff Bezos non manca di suscitare qualche dubbio. Sulle condizioni di lavoro, come avvenuto anche altrove, ma pure sulle ripercussioni sulla viabilità.
LE PERPLESSITÀ
La scelta di insediare un deposito di smistamento nell'area ex Scardellato, nei pressi del mercato ortofrutticolo, risponde a precisi criteri logistici, ma riguarda al tempo stesso un quadrante già molto trafficato. A farsi interprete delle preoccupazioni dei residenti è, ad esempio, Luigi Calesso, esponente di Coalizione Civica: «È vero che lo snodo è strategico, vista la vicinanza alla tangenziale e al centro storico, e che questo, probabilmente, è uno dei motivi per cui è stato scelto - nota - ma è altrettanto vero che il tragitto tangenziale-centro di smistamento passa per l'abitato di San Giuseppe e le cose non cambieranno certo con la realizzazione del quarto lotto della tangenziale».
L'ORGANIZZAZIONE
Dalla divisione Logistic del colosso statunitense non entrano nel merito delle dichiarazioni.
IL COMUNE
Dal Comune sottolineano come i furgoni Amazon girino già per le nostre strade: «Non sarà il nuovo deposito a farli aumentare, ma le consegne avverranno con mezzi meno impattanti e inquinanti degli, e peraltro compiendo tragitti minori (ad oggi Treviso e dintorni vengono serviti in prevalenza dal magazzino padovano di Vigonza e la presenza di un altro deposito a Riese limita il raggio d'azione, ndr)», sottolineano il sindaco Mario Conte e il vice Andrea De Checchi. Soprattutto da Ca' Sugana rigettano l'equazione che accogliere un centro di smistamento di questo tipo significhi schierarsi per il commercio elettronico a scapito di quello tradizionale. I vertici della giunta ribadiscono come si tratti di un'operazione urbanistica di natura privatistica: l'area aveva già quella destinazione d'uso e l'amministrazione non aveva strumenti per opporsi all'acquisto da Amazon. Il dialogo con l'azienda, tuttavia, ha portato a riqualificare un complesso dismesso, anzichè consumare altro suolo».
Mattia Zanardo
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Il Gazzettino