SAN NICOLO' COMELICO - «Avevo paura, non vivevo più: ho dovuto cambiare casa e ho chiuso il bar». Annalisa Pocchiesa Cnò, 60enne di Padola, ha...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
L'INFERNO«Tutto è iniziato verso il 19-20 febbraio 2016 - ha spiegato Annalisa Pocchiesa, che all'epoca gestiva il negozio di via Lacuna a San Nicolò - Deborah, che era anche cliente del mio bar, mi incolpava di essere l'amante di suo padre. Mi apostrofava come mign..., ninfomane, diceva che facevo sesso con lui e altre cose». A un certo momento la figlia del sindaco comincia a diffondere messaggi diffamanti tramite Facebook con video e audio anche su Whatsapp. «Venivano condivisi - ha spiegato la teste- e c'erano insulti, dicevano che lei e sua madre morivano di fame e suo padre stava con me». E tante altre cose molto più pesanti come quelle di dare alla donna e alle figli delle spacciatrici di eroina, di sniffare, di avere giri di prostituzione. Cose gravissime che hanno provato fortemente la barista. «Quando sei al contatto col pubblico - ha spiegato - è difficile, entravano e mi facevano vedere i messaggi. C'è chi non è neanche più venuto al bar, anche se Deborah si era inventata dalla prima all'ultima parola. Ne parlava ormai tutto il paese. Poi me le ritrovavo, lei e la madre sotto casa. All'epoca abitavo a Santo Stefano, e ho iniziato a avere paura: mi sono trasferita a Padola e ho dovuto chiudere il bar». Il racconto dell'incubo vissuto è stato fatto anche dalle figlie, con difficoltà e tra le lacrime. La madre venne anche ricoverata. «Era dimagrita- ha spiegato la figlia- ricorderò per tutta la vita che dovetti comprarle un pigiama di una bimba i 10 anni». Il processo alla fine è stato rinviato al 16 maggio quando verrà incaricato un perito che accerterà le capacità dell'imputata.
IL CASOLa vicenda della burrascosa separazione tra il sindaco Ianese e la moglie Silvana Carbogno è diventata di dominio pubblico, proprio per i messaggi e condivisioni su Facebook relativi anche alla casa di via Lacuna al civico 30, assegnata all'ex marito e padre Ianese, dove ancora vivono le due donne. Da lì sono state sfrattate con procedura che è stata rinviata più volte.
Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino