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La bellezza stimola il cervello. E l'Alzheimer si può curare anche con l'arte. Quadri e affreschi, quindi, si rivelano una terapia non farmacologica, ma vincente per i pazienti affetti da disturbi neurocognitivi, come documentano varie esperienze condotte in tutto il mondo, dove il fatto di andare al museo per tanti malati è diventata a tutti gli effetti un'attività sanitaria, esattamente come recarsi in ambulatorio dal medico. E se uno degli esperimenti più significativi è stato condotto al MoMa di New York, seguito da quelli portati a compimento a Napoli, Roma e Firenze, l'ultimo in ordine di tempo ha trovato ospitalità a Padova nell'ambito del Progetto StArt, acronimo che sta a significare stimolazione con l'arte, ideato al Centro Regionale per lo studio e la cura dell'Invecchiamento Cerebrale (CRIC) dell'Azienda Ospedale Università di Padova, in collaborazione con il Comune e l'Ateneo, i cui risultati sono stati raccolti in un protocollo terapeutico spiegato all'interno del volume "Una palestra per la mente al museo, Progetto StArt: Percorso innovativo di stimolazione cognitivo-comunicativa con le arti visive", scritto da Donata Gollin, logopedista; Cristina Ruaro, psicologa psicoterapeuta; Alessia Gallo, docente di Arte e Immagine; Barbara Luciana Cenere, dottoranda in Storia dell'Arte, e Marco Simoni, logopedista (Edizioni Erickson).
Il librone, che può essere utilizzato direttamente dalle persone con declino cognitivo supportate dai familiari, ma anche da esperti sanitari e operatori museali, è stato presentato nei giorni scorsi nella città del Santo, nella sala del Romanino, una pinacoteca nel cuore del polo culturale patavino, dagli autori e dalle figure coinvolte nell'iniziativa: Carlo Gabelli, responsabile del CRIC; Cristina Guarneri, del Dipartimento dei Beni Culturali del Bo; Margherita Colonnello, assessore al Sociale, e Federica Franzoso, capo settore Cultura.
I DETTAGLI
L'idea di coniugare arte e neuro-riabilitazione nasce dalle crescenti evidenze scientifiche in merito ai benefici dei programmi museali per le persone colpite da declino cognitivo.
L'AUTRICE
«Per scrivere il libro - ha evidenziato Donata Gollin - abbiamo preso spunto dalle evidenze scientifiche che dimostrano come il contatto con l'arte produca dei benefici su questi pazienti e quindi siamo partiti da un protocollo di terapia di attivazione cognitiva e lo abbiamo mediato con le arti visive. Quello che ci differenzia dalle altre esperienze è che l'iniziativa non parte dal museo, bensì dal mondo sanitario e figura come terapia erogata nei luoghi della cultura, facendo uscire i pazienti e i medici dall'ambito sanitario. Lavorare in ambulatorio equivale a farlo al museo, che, grazie a questa guida, diventa una sorta di palestra per la mente». La pubblicazione contiene schede, immagini, questionari e il materiale operativo per svolgere le sedute di riabilitazione, che partono da un primo contatto libero con l'opera d'arte, mentre i successivi passaggi offrono spunti che si differenziano a seconda del genere pittorico preso in esame dai pazienti: ad esempio il ritratto, che rimanda alla cura di sé; la natura morta, che invita a soffermarsi su frutta verdura, alimentazione, flora e fauna; il paesaggio che riconduce alla natura, al mare e alle piazze delle città; la scena di genere, su lavoro e istruzione, e infine la rappresentazione storica che fa riflettere sulla casa, la compagnia e il regno animale. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino