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ALTIVOLE - Quella rapina brutale ai coniugi Dal Bello, la sera del 9 agosto scorso, aveva gettato nel panico l’intera Altivole. Tanto da imprimere un’accelerata al sistema di videosorveglianza. Gli occhi elettronici sono stati installati: alcuni sono già parzialmente funzionanti, altri sono pronti ad accendersi, come pure i sistemi di lettura targhe posizionati ai varchi di accesso al paese. Una spinta importante per la sicurezza, all’indomani della notizia dell’arresto della banda che rapinò Giuseppe Dal Bello e la moglie Dina: armati di coltello avevano costretto gli 81enni a consegnare la busta con 4mila euro in contanti. «Ai carabinieri della Compagnia di Castelfranco va il ringraziamento dell’intera comunità - commenta la sindaca Chiara Busnardo -. Ora che sono stati individuati i malviventi ci sentiamo più tranquilli. E’ importante sapere che i responsabili non resteranno impuniti».
Resta però un aspetto inquietante, su cui molti cittadini si stanno interrogando: il basista era un conoscente delle vittime. Il trevigiano, arrestato e ora ai domiciliari, era amico di parenti dei due anziani e in passato aveva frequentato la villetta di via Piave. Sapeva che la coppia aveva contanti in casa e, gravato dai debiti, avrebbe architettato la rapina prendendo contatti con i tre albanesi “pendolari” dei furti e che in quel momento bazzicavano nel Casertano. Per tutti l’accusa a vario titolo è di rapina aggravata in abitazione e porto di armi o oggetti atti a offendere. Uno di loro è già in carcere per altri reati, un altro è ricercato mentre il terzo è indagato a piede libero. Decisivi per inchiodare la banda sono stati gli indizi trovati nella Mercedes abbandonata vicino alla casa colpita e i filmati di sorveglianza del negozio padovano in cui i tre albanesi si sono fermati a comprare l’occorrente per il colpo.
Il Gazzettino