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ALTIVOLE - Non bastava il colpo alla casa dei coniugi Dal Bello. Il tempo di fuggire e i tre malviventi che hanno terrorizzato Giuseppe e Dina puntando loro il coltello alla gola si sono diretti verso un’altra abitazione, a circa 200 metri di distanza. Sono stati messi in fuga prima che potessero entrare in azione, abbandonando in mezzo a un campo alcuni documenti postali e bancari dell’anziana coppia rapinata. Coincide tutto: la zona, praticamente attigua; le modalità, un avvicinamento furtivo a piedi; il numero di individui, tre; l’abbigliamento, nero, e l’orario, pochi minuti dopo la mezzanotte, ovvero quando l’aggressione ai coniugi si era appena consumata. Il nuovo assalto è sfumato solo perchè, quando si sono avvicinati alla staccionata del secondo obiettivo, un uomo che era in giardino a fumare l’ultima sigaretta prima di andare a letto è riuscito a scorgere i movimenti sospetti. «Era appena passata la mezzanotte -racconta il fratello, chiedendo di mantenere l’anonimato- Lui stava fumando e si è accorto che c’erano due persone che si erano nascoste dietro la recinzione e poi si sono messe a correre verso il campo. Un terzo individuo era invece fermo all’angolo tra casa nostra e quella del vicino. Non si capiva bene cosa stesse succedendo o chi fossero quelle persone. Così mio fratello è entrato in casa, mi ha chiamato. Mi ha detto “Mettiti le scarpe ed esci, veloce, c’è qualcuno”. Io sono uscito e li abbiamo visti».
STRADA PARALLELA
I due abitano in via Madonnette, una strada parallela a via Piave, molto vicina al precedente obiettivo. «Mi sono messo le scarpe e munito di torce sono andato a vedere cosa stava succedendo appena fuori dalla staccionata. Loro si sono messi a correre verso i campi e nella corsa uno è inciampato in un tubo d’irrigazione. Ha fatto un gran rumore -spiega- Mio fratello li ha sentiti parlare, ha detto che sicuramente si trattava stranieri ma bisbigliavano, non siamo riusciti a capire bene nè l’eventuale nazionalità, nè cosa si stessero dicendo. Hanno continuato a correre. Così ho acceso la pila e l’ho puntata contro quello che stava fermo all’angolo della casa ma non siamo riusciti a vedere chi fosse, aveva la calzamaglia in testa, era completamente coperto e vestito di nero. Era troppo buio».
TORCE IN FACCIA
Il racconto continua: «Quando ho puntato la torcia addosso, si sono messi a correre di nuovo -continua- Sono scappati e sono entrati nelle pertinenze del mio vicino.
Il Gazzettino