Dopo la prima rapina in casa, i ladri tentano un altro colpo ma vengono messi in fuga

Giovedì 12 Agosto 2021 di Lucia Russo
La casa dei coniugi Dal Bello
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ALTIVOLE - Non bastava il colpo alla casa dei coniugi Dal Bello. Il tempo di fuggire e i tre malviventi che hanno terrorizzato Giuseppe e Dina puntando loro il coltello alla gola si sono diretti verso un’altra abitazione, a circa 200 metri di distanza. Sono stati messi in fuga prima che potessero entrare in azione, abbandonando in mezzo a un campo alcuni documenti postali e bancari dell’anziana coppia rapinata. Coincide tutto: la zona, praticamente attigua; le modalità, un avvicinamento furtivo a piedi; il numero di individui, tre; l’abbigliamento, nero, e l’orario, pochi minuti dopo la mezzanotte, ovvero quando l’aggressione ai coniugi si era appena consumata. Il nuovo assalto è sfumato solo perchè, quando si sono avvicinati alla staccionata del secondo obiettivo, un uomo che era in giardino a fumare l’ultima sigaretta prima di andare a letto è riuscito a scorgere i movimenti sospetti. «Era appena passata la mezzanotte -racconta il fratello, chiedendo di mantenere l’anonimato- Lui stava fumando e si è accorto che c’erano due persone che si erano nascoste dietro la recinzione e poi si sono messe a correre verso il campo. Un terzo individuo era invece fermo all’angolo tra casa nostra e quella del vicino. Non si capiva bene cosa stesse succedendo o chi fossero quelle persone. Così mio fratello è entrato in casa, mi ha chiamato. Mi ha detto “Mettiti le scarpe ed esci, veloce, c’è qualcuno”. Io sono uscito e li abbiamo visti».
STRADA PARALLELA
I due abitano in via Madonnette, una strada parallela a via Piave, molto vicina al precedente obiettivo. «Mi sono messo le scarpe e munito di torce sono andato a vedere cosa stava succedendo appena fuori dalla staccionata. Loro si sono messi a correre verso i campi e nella corsa uno è inciampato in un tubo d’irrigazione. Ha fatto un gran rumore -spiega- Mio fratello li ha sentiti parlare, ha detto che sicuramente si trattava stranieri ma bisbigliavano, non siamo riusciti a capire bene nè l’eventuale nazionalità, nè cosa si stessero dicendo. Hanno continuato a correre. Così ho acceso la pila e l’ho puntata contro quello che stava fermo all’angolo della casa ma non siamo riusciti a vedere chi fosse, aveva la calzamaglia in testa, era completamente coperto e vestito di nero. Era troppo buio». 
TORCE IN FACCIA
Il racconto continua: «Quando ho puntato la torcia addosso, si sono messi a correre di nuovo -continua- Sono scappati e sono entrati nelle pertinenze del mio vicino.

Io l’ho immediatamente avvisato dicendogli di stare attento e di chiudere tutto. Poi abbiamo chiamato i carabinieri che sono arrivati quasi subito perché erano già in zona per il furto in via Piave». Le sorprese comunque non erano finite qui. La mattina dopo, di buon’ora, ancora scossi da quello che era accaduto, i due fratelli sono andati a controllare il campo dove avevano visto i banditi, anche per controllare la tubazione contro cui era inciampiato uno dei fuggitivi. «Sono andato a vedere dove si erano nascosti e a terra ho trovato i documenti della coppia che era stata rapinata poco prima -continua il testimone- Si trattava di documenti postali e alcune carte della banca che portavano anche il nome del figlio degli anziani, per quello sono riuscito a capire subito che si trattava di loro. Li ho spostati con il piede per cercare di capire di cosa si trattasse e poi ho subito chiamato i carabinieri che sono venuti a recuperarli». Da quel punto i malviventi hanno fatto perdere le loro tracce. Vicino alle case delle vittime però è stata trovata un’auto con targa albanese, abbandonata in un piazzale. Tutto lascia supporre che sia stata la vettura con cui il terzetto è arrivato nella zona. Per la fuga però potrebbe aver utilizzato un’auto “pulita”. 

Ultimo aggiornamento: 07:44 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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