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Il faro è puntato su Udine, città che nel 2023 ospiterà la 94ma Adunata nazionale degli alpini e che dovrà fare i conti anche con il rischio che si possano verificare atti osceni, molestie e violenze nei confronti delle donne. Un capitolo spiacevole e doloroso che si è aperto all’indomani del raduno a Rimini lo scorso fine settimana, davanti al quale l’Associazione nazionale alpini ha dichiarato la propria presa di distanza appellandosi anche al desiderio di non gettare discredito sugli alpini con l’auspicio che emerga la verità attraverso denunce formali.
ATTENZIONE
Richiamando il fatto che nei raduni delle Penne nere - specialmente nelle feste notturne del venerdì e del sabato sera - a partecipare siano più “non alpini” che penne nere, il primo pensiero ieri in Friuli è stato su come procedere in vista del raduno del prossimo anno. Lo conferma Dante Soravito de Franceschi, presidente della sezione di Udine, «ieri ne ho parlato con il nostro responsabile della commissione Adunata, è ancora prematuro dire cosa, ma dovremo capire se e che misure adottare almeno di deterrenza». Sempre premettendo che «occorre capire realmente cosa sia accaduto - prosegue Soravito de Franceschi - molestie e violenze sono atti indegni e deprecabili ma bisogna verificare e capire chi ne sia l’autore. Le adunate spesso sono partecipate anche da “infiltrati”, basta indossare un cappello comprato in una bancarella per sembrare un alpino anche se non lo si è». Se da un lato c’è prudenza da parte dell’associazione (si tratterebbe di un numero di segnalazioni che a ieri era compreso tra 150 e 170, raccolte dal movimento femminista Non una di meno Rimini via social e messaggi) è altrettanto importante «pensare se ci sono iniziative che possiamo introdurre - prosegue il presidente delle penne nere udinesi -.
DISTINZIONI
L’invito dunque è al distinguo. Dello stesso avviso gli alpini della Destra Tagliamento, «se la soluzione per eliminare il problema diventa abolire l’Adunata in assoluto - replica Ilario Merlin, presidente dell’Ana di Pordenone - allora andrebbero aboliti tutti i grandi eventi, niente più grandi concerti né partite allo stadio o quando ci sono ammassamenti di persone, così come avvengono scippi e piccoli furti. Questo non toglie che chi commette una violenza contro le donne va condannato, a prescindere». Il rischio è che lo spirito originario, quello di far rincontrare ex commilitoni, degeneri sempre più in una festa alcolica fuori controllo, a danno dell’immagine soprattutto dell’Ana. «Ci vuole prudenza, attendiamo di avere elementi certi e conferme. Ci auguriamo che gli alpini non siano coinvolti in questi fatti e che, seguendo l’invito del nostro presidente nazionale, chi ha subito lo denunci proprio per poter riconoscere e risalire a chi l’ha commesso. Se poi dovessero essere alpini, anche l’associazione ha strumenti disciplinari» è il commento di Mario Povoledo, vicepresidente della sezione pordenonese dell’Ana. Quello che dispiace, è quanto sottolineano a più voci le penne nere, è che tutto questo getti discredito sugli alpini e sull’evento. Ma anche che siano i referenti dei gruppi stessi a monitorare i propri iscritti. «Da militari abbiamo imparato quali sono i limiti che non vanno superati» commenta una penna nera pordenonese. Va ricordato tuttavia che nel 2020 l’indagine di Ipsos commissionata da Save the Children condotta tra ragazze, riportava che il 70% dichiarava di aver subito molestie nei luoghi pubblici e apprezzamenti sessuali ma che fossero ancora poche a denunciare le molestie, sia per paura della reazione (29%) che per vergogna (21%). Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino