Frana di Schiucaz: gli sfollati ora rientrano nelle loro case

La frana di Schiucaz bonificata con le cariche di dinamite il 21 giugno
È questione di giorni, forse solo di ore. Poi gli abitanti di Schiucaz potranno rientrare nelle loro abitazioni. E riprendere definitivamente in mano la vita di sempre. Era...

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È questione di giorni, forse solo di ore. Poi gli abitanti di Schiucaz potranno rientrare nelle loro abitazioni. E riprendere definitivamente in mano la vita di sempre. Era il 12 maggio scorso, quando i diciassette abitanti del piccolo borgo sono stati costretti a fuggire, lasciandosi alle spalle non solo le proprie case, ma una quotidianità contraddistinta da affetti, ricordi preziosi, comodità. Ebbene, a distanza di due mesi scarsi, l’incubo è finito. E le diciassette anime del paesino potranno togliersi di dosso l’etichetta di “sfollati”. Da domani, o più probabilmente da giovedì (in ogni caso, entro la fine di questa settimana), saranno solo dei semplici e normali cittadini.  

L’ASSESSORE REGIONALE
Per la soddisfazione dell’assessore regionale all’Ambiente e Protezione civile, Gianpaolo Bottacin: «Dopo essere riusciti a far ripartire le attività produttive della zona, ora sta per essere risolto anche il problema delle abitazioni». Bottacin si toglie pure un sassolino dalla scarpa: «Qualcuno sosteneva che gli abitanti di Schiucaz avrebbero fatto ritorno nelle loro case a Natale. Siamo felici di aver smentito queste voci. Entro la settimana, saranno già tutti dentro». L’assessore ripercorre le varie tappe di un percorso che ha tenuto col fiato sospeso non soltanto il piccolo borgo, ma l’intera Conca. E la provincia di Belluno: «L’episodio della frana si è verificato il 12 maggio scorso e, otto giorni più tardi, abbiamo preso in mano la situazione. Avevamo buone speranze di poterla gestire bene, anche perché ci siamo affidati ai migliori specialisti in circolazione: dal geologo Luca Salti a Danilo Coppe (il geominerario esplosivista, ndr). In un mese e mezzo, fare meglio così era complicato». 
LE DUE ESPLOSIONI

Una tappa chiave è stata quella del 14 giugno, quando quaranta cariche di dinamite, collocate sulla parete sopra l’abitato, sono state fatte esplodere. E il fronte della frana si è staccato, piombando poi sui container a protezione delle case. Un quintale di emulsione esplosiva per rendere inoffensivi 1000 metri cubi di materiale. Ma, secondo le previsioni di partenza, i metri cubi destinati a precipitare al suolo dovevano essere 1500. Per questo, è servita una seconda esplosione: 11 cariche imbottite con 180 chili di esplosivo. E obiettivo raggiunto. L’intervento, di chirurgica precisione, è stato condotto sotto l’attenta regia di Danilo Coppe, un professionista conosciuto ormai in tutta Italia (e non solo) come “mister dinamite”. Lo stesso che, una volta completato l’intervento a Schiucaz, ha contribuito alla demolizione del ponte Morandi di Genova. Insomma, il conto alla rovescia è entrato ormai nel vivo. E il paesino alpagoto si prepara ad abbracciare la normalità: dopo il lavoro, riprende anche la vita di tutti i giorni. La frana non incute più alcun timore. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino