Lo studio di Pierluigi Bagatin: «A 72 anni dall'alluvione il Polesine è ancora una terra fragile»

Una scena dell'alluvione del 1951
ROVIGO - «L’identità polesana è plurima. È terra di confine, anzi di più confini». Lo sostiene Pierluigi Bagatin nel volume...

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ROVIGO - «L’identità polesana è plurima. È terra di confine, anzi di più confini». Lo sostiene Pierluigi Bagatin nel volume “Il Polesine degli studiosi. Saggio di bibliografia polesana relativo agli anni 1951-2020” (Edizioni Antilia, 586 pagg., 30 euro), in cui riesce a fare sintesi di un periodo storico lungo e pieno di trasformazioni per la nostra provincia, come sono gli anni che vanno dal 1951 a oggi. «Una ragnatela di distinzioni policentriche e centrifughe – sostiene Bagatin – è scritta nei cromosomi della cultura polesana, nelle tradizioni, nei dialetti, nella toponomastica, nell’arte tra l’Adige e il Po. Filoni culturali diversi, che contornano poteri civili e militari in lotta per il predominio nelle campagne polesane. Ma anche orizzonti intellettuali sulla cui lunghezza d’onda cercano di sintonizzarsi gli spiriti più solidi della provincia. Il volgere dei secoli fa emergere esperienze, sogni e limiti di una storia che non va enfatizzata, sottovalutata, o peggio irrisa. Va decodificata e rispettata. Rimanda a valori forti quali quelli della solidarietà, della fiducia, della condivisione, della difesa della terra». 

Nel testo si legge che “L’alluvione del ’51 scoprì all’Italia intera un Polesine incredibile non solo per l’entità dei danni, ma anche per il grado di arretratezza sociale di vari comuni bassopolesani, senza servizi, senza strade, senza lavoro. Paesi interi in mano a pochi latifondisti (raramente polesani), con l’85% della popolazione impiegata come manodopera subordinata a non più di cento giornate l’anno. Su 100 persone 56 erano analfabete e solo due su mille avevano un titolo di studio superiore alla terza media. Erano all’epoca i contadini più poveri d’Italia”.


Cosa caratterizza il Polesine da 72 anni?

«Le caratteristiche riguardano soprattutto il contesto territoriale di tutela idraulica. Dal ’51 la conoscenza dei problemi è cambiata, si è meno indifesi rispetto a eventuali problemi; sono state approfondite e comprese le cause della grande tragedia. Il disastro subito ha anche insegnato a cercare le cause dello sprofondamento del terreno per le estrazioni di gas metano. C’è anche una più forte coscienza rispetto al passato e al presente, per cui i polesani sanno che è tempo di difendere tutti i progressi e la tutela del loro territorio».


Cos’è cambiato in questi ultimi decenni?

«Se alla metà del XX secolo il Delta era una zona praticamente sconosciuta i più, in questo periodo se ne è scoperta la bellezza ed è partita una preziosa serie di iniziative di valorizzazione di questo ambiente naturale unico in Italia. Il territorio ha però ancora delle fragilità per cui è necessario prestare la massima attenzione alle differenze storico culturali che l’hanno caratterizzato».

Cosa si può dire che abbia funzionato bene o male?

«In una terra in cui i fiumi sono un motivo di unione e non di divisione, forse non è ancora stata maturata del tutto la consapevolezza che questi possano diventare le basi per attività attrattive e interessanti. La valorizzazione del Polesine deve passare attraverso l’attrattività verso le giovani generazioni e le nuove attività imprenditoriali che si uniscano alle eccellenze già presenti. Dopo il ’51 c’è stato un ventennio di forte emigrazione, - 168mila partenze - simile a quella causata dall’alluvione dell’Adige di fine ‘800, oggi invece è ora di perseguire e raggiungere obiettivi importanti. Questi passano anche attraverso il lavoro degli studiosi e delle associazioni che in questi decenni stanno caratterizzando positivamente l’autentico valore del Polesine. Spiccano gli studi archeologici (da quelli di Cappellini ai 55 numeri di Padusa); le riviste (Acta Concordium, Ventaglio, Rem); gli autori (Cibotto, Fossati, Rizzi, Palmieri, Garbato, Sparapan e altri); la scoperta del Delta del Po; le tradizioni e la cultura eno-gastronomica con i sapori di ieri e di oggi».
 

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Il Gazzettino