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PADOVA - Oltre 7 mila lavoratori dell'Ulss 6 Euganea stanno andando in ferie, ma i sindacati lanciano l'allarme per carichi di lavoro insostenibili e pesanti carenze di organico. Si fatica a garantire i 15 giorni lavorativi di ferie, come previsto da contratto, anche nelle case di riposo e in Azienda ospedaliera. La sanità padovana, mai come quest'estate, appare in difficoltà.
Il piano ferie
«Mai come nel 2022 è stato difficile per le aziende sanitarie e le Ipab del nostro territorio, riuscire ad improntare i piani estivi di ferie per il personale sanitario. Si sperava che dopo due anni di pandemia, quest'estate si riuscisse a permettere al personale di riprendere fiato e alle strutture di ritornare alla normalità. Ma questa normalità è solo un vecchio ricordo - esordiscono Alessandra Stivali, Raffaela Megna e Alfredo Sbucafratta, rispettivamente segretaria generale, segretaria provinciale e funzionale della Fp Cgil - questo avviene principalmente per tre motivi. Il primo è il Covid che continua a contagiare, oltre ai pazienti, anche il personale socio sanitario determinando così assenze che negli altri anni non c'erano.
Le difficoltà
Secondo i dati forniti dalla Cgil, all'Euganea al primo gennaio 2022 rimanevano da erogare 3.3547 visite ambulatoriali, rimandate a causa del Covid. Nel primo trimestre di quest'anno ne sono state recuperate 4.860, quindi più del doppio rispetto all'obiettivo. «Un numero che però resta molto lontano da quel che servirebbe - continuano i tre rappresentanti - E questo avviene un po' per tutte le prestazioni sanitarie, comprese le operazioni chirurgiche. Si tratta dell'eredità di due anni di pandemia difficile da smaltire. Un terzo problema è dato dalla maggior difficoltà a trovare il personale necessario per le sostituzioni estive a causa della scarsa appetibilità che il sistema pubblico sta dimostrando dal punto di vista dell'offerta lavorativa. E anche questa è una novità considerato che un tempo il posto pubblico era tra i più ambiti».
Troppi bocciati ai concorsi
Stivali, Sbucafratta e Megna sottolineano infine la questione bandi. «Al già difficile quadro si aggiunga la particolare difficoltà degli ultimi concorsi pubblici che hanno selezionato fortemente il personale arrivando a bocciare il 60-70% dei partecipanti. È un dato preoccupante è anche piuttosto incomprensibile visto che la stragrande maggioranza dei partecipanti si è formata nelle scuole o di formazione universitaria. Significa che le graduatorie che si verranno a formare saranno insufficienti e non permetteranno di coprire il personale in uscita, innescando così un circolo vizioso dove chi rimane è costretto a turni di lavoro massacranti per coprire le assenze. E questo avviene non solo nei reparti ospedalieri ma anche nelle strutture sociali del territorio ».
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