Allarme siccità in provincia: il 30% delle risorgive ormai non esiste più

Le sorgenti del Sile, i cosiddetti fontanassi, sono in secca
TREVISO - Le risorgive stanno morendo. Quasi il 30% di quelle rilevate nella Marca è ormai estinto. Senza più acqua. In termini assoluti, vuol dire 65 sulle 212...

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TREVISO - Le risorgive stanno morendo. Quasi il 30% di quelle rilevate nella Marca è ormai estinto. Senza più acqua. In termini assoluti, vuol dire 65 sulle 212 registrate nella fascia che va dalle sorgenti del Sile alla città di Treviso per poi salire verso la zona di Oderzo e di Gaiarine. I numeri sono stati messi in fila nell’ultimo report pubblicato da Anbi Veneto, l’associazione regionale dei consorzi di gestione e tutela del territorio e delle acque irrigue, e da Etifor - Valuing Nature, spin-off dell’Università di Padova che offre consulenze per valorizzare servizi e prodotti della natura. Il problema parte da lontano. Ma l’ormai prolungata assenza di piogge ha portato a una siccità che sembra cadere come un colpo di grazia. «Il livello delle polle è ai minimi storici – conferma Arturo Pizzolon, presidente del Parco del Sile – nel Gran Bosco (dove nasce il fiume a Vedelago, ndr) ci sono fontanassi completamente secchi. Il quadro di fatto corrisponde a quello che si vede a settembre. Il punto è che adesso siamo alle porte della stagione irrigua, non verso la sua conclusione». 


LA SITUAZIONE

Le falde in pianura continuano a rimanere estremamente basse. A Castagnole si registrano 20 centimetri in meno rispetto all’anno scorso. E a Castelfranco addirittura 50. Di questo passo rischiano di finire in secca anche in canali di Treviso e della stessa Castelfranco, alimentati in buona misura dalle derivazioni. Con tutto ciò che ne conseguirebbe. «L’anno idrologico 2022, tra ottobre 2021 e settembre 2022, sta ponendo serie criticità ambientali con notevoli pressioni soprattutto sulle falde acquifere – si sottolinea nel report di Anbi ed Etifor in merito all’incidenza dell’anomalia climatica sul sistema delle risorgive – La scarsità idrica attuale ha determinato un generalizzato abbassamento delle falde acquifere del Veneto. Gli acquiferi del trevigiano, del vicentino e del padovano, in particolare, registrano un regime di severità senza precedenti da quando si eseguono misurazioni di dettaglio, cioè da circa 30 anni». L’anno scorso il Parco e il consorzio di bonifica Piave avevano anche valutato la possibilità di rifornire il Sile in modo diretto, in caso di necessità. L’ipotesi, però, non si è rivelata percorribile. Tanto più che l’acqua oggi, più che mai preziosa, serve a tutti. Soprattutto a ridosso della nuova stagione dedicata all’irrigazione dei campi


L’AGRICOLTURA

Il 15 marzo si partirà con l’anticipo. Ma sempre con un occhio all’acqua realmente disponibile. Si mettono le mani avanti in vista di possibili razionamenti. «Gli impianti a pressione verranno messi tutti in esercizio entro il 15 marzo, salvo rotture o limitazioni di portata disponibile – spiegano dal consorzio di bonifica guidato dal presidente Amedeo Gerolimetto – e dai primi di aprile sarà possibile alimentare gradualmente la rete a scorrimento, ma lo faremo in misura tale da non intaccare in alcun modo l’invaso delle riserve alpine». Gli invasi, i laghi di Santa Croce, di Pieve di Cadore e del Mis, sono al 60% della loro capacità complessiva. Si punta a usare al meglio ogni singola goccia. L’accumulo di neve sulle montagne nel bacino del Piave è leggermente cresciuto rispetto all’anno scorso. Si parla di un equivalente di 179 milioni di metri cubi d’acqua (+55%). Ancora anni luce, però, dai 700 milioni del 2021 e dai 950 del 2014. «Il cambiamento climatico e gli obblighi imposti dal regime di deflusso ecologico impongono di limitare i prelievi d’acqua e di evitare in ogni modo gli sprechi, specie durante la stagione irrigua – tirano le fila dal consorzio di bonifica – pertanto gli usi dovranno strettamente osservare i turni assegnati o le condizioni dell’autorizzazione al prelievo». Non resta che sperare nella pioggia. Siamo a inizio marzo: si incrociano le dita. 

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Il Gazzettino