Lieto fine per Alina, tornata a camminare grazie ai sacilesi

Lieto fine per Alina, tornata a camminare grazie ai sacilesi
SACILE - Alina  ha 24 anni e, come tutte le ragazze della sua età, ha tanti sogni: una famiglia, un lavoro, una casa. Ma Alina è nata in Bielorussia e porta...

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SACILE - Alina  ha 24 anni e, come tutte le ragazze della sua età, ha tanti sogni: una famiglia, un lavoro, una casa. Ma Alina è nata in Bielorussia e porta addosso i danni di un'esposizione massiccia alla radioattività sprigionata dal reattore della centrale nucleare di Cernobyl. Nata con gravi problemi motori, la giovane è stata abbandonata fin dalla nascita in un orfanotrofio. E solo grazie alla buona volontà dei sacilesi ha ritrovato il sorriso.


Fino a 11 anni non conosceva infatti il calore di una famiglia ed è stato solo grazie all'impegno di un'associazione sostenuta anche da tanti sacilesi e sorta in memoria dell'ex parroco di Santa Lucia di Budoia, don Nilo Carniel, che Alina ha potuto trascorrere ogni anno una vacanza di due o tre mesi in Italia. «Fino ai 18 anni spiega Katia Scandolo, sacilese molto attiva nell'ambito dell'associazione Amici di don Nilo Carniel - Alina è stata ospitata ogni anno dalla famiglia Zandonà di Caneva che si è anche preoccupata di sottoporla a numerose sedute di fisioterapia e ginnastica riabilitativa. Grazie a queste cure e a un intervento chirurgico in Bielorussia oggi Alina può camminare. L'affetto di cui è stata circondata in questi anni dagli amici italiani unita all'autonomia faticosamente conquistata l'hanno resa via via più sicura, anche sul piano psicologico. Con il raggiungimento della maggiore età della ragazza prosegue Katia - si è però chiuso per lei il progetto della nostra associazione: noi dovevamo dirottare le nostre poche risorse a altri bambini e ragazzi». È stato allora che, attraverso un tam tam della solidarietà, tante persone di Sacile e dintorni che Alina aveva nel frattempo conosciuto, hanno messo mano al portafoglio e hanno deciso di sostenere le spese di viaggio e assicurazione che le permettono di trascorrere ogni anno le vacanze in Italia. Ormai è diventato il suo secondo Paese, luogo di affetti e relazioni che le rallegrano la vita nella Dom Internat di Lagoisk.


«Qui siete venuti a morire, hanno detto a me e al altri ragazzi nelle mie condizioni - racconta Alina quando siamo arrivati in quell'internato che ospita per lo più anziani. Per fortuna, almeno due mesi l'anno, ho la possibilità di tornare in Italia dove in tanti mi vogliono bene». Ad ospitarla, oltre alla famiglia Zandonà, ci sono nuovi amici, come Franco e Tina che hanno coinvolto parenti e conoscenti. Grazie a questa rete solidale Alina, con computer e smartphone avuti in regalo dai sacilesi, può mantenere i contatti con quello che considera il suo secondo Paese, ma anche ascoltare per ore la sua cantante preferita: Elisa, la cui voce riempie le sue giornate nella Dom Internat. Ed è anche questo un suo sogno nel cassetto: incontrare il suo mito e stringerle la mano.
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Il Gazzettino