​Venezia. Addio a Zambon papà dell'ultimo "trabaccolo": «Uomo caparbio»

Venezia. Addio a Zambon papà dell'ultimo trabaccolo
VENEZIA - L'ultimo trabaccolo veneziano, il "Nuovo trionfo", ha perso il suo "papà" nella notte tra venerdì e sabato scorsi. Sebbene non...

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VENEZIA - L'ultimo trabaccolo veneziano, il "Nuovo trionfo", ha perso il suo "papà" nella notte tra venerdì e sabato scorsi. Sebbene non fosse l'armatore, Alfredo Zambon è stato colui che ha adottato l'ultima imbarcazione di questo tipo navigante dell'Adriatico e si è speso per darle una nuova vita. Un percorso non facile, avvenuto attraverso la costituzione dell'associazione "La Compagnia della marineria tradizionale - Il Nuovo Trionfo" di cui è stato presidente fino al 2013, quando ha passato la mano a Massimo Gin.

Classe 1953, Zambon lascia la moglie Neda e il figlio Federico. Era partito da Dardago (Pordenone) fino a diventare un veneziano d'adozione, amato da tutti coloro che l'hanno conosciuto e si sono confrontati con le sue visioni. «Alfredo è stato il primo presidente e comandante del Nuovo trionfo, senza di lui non esisterebbe la Compagnia.


PROGETTO
«A lui va il merito di aver creduto nel progetto di salvataggio dell'ultimo trabaccolo navigante», spiega Gin. Il ricordo dell'uomo è legato alla caparbietà, ma anche al suo amore per il mare e per quel tipo di navigazione lenta e sostenibile che la vela garantisce. «Era un uomo caparbio, un carattere non facilissimo, ma per certe imprese ci vuole un po' di follia, testardaggine. Profondeva il massimo sforzo per l'obiettivo, poi la malattia l'ha colpito e il destino non è stato generoso, ora immaginiamo che stia navigando in mari migliori e che veleggi in un posto più bello rispetto a quello dove la malattia l'aveva costretto».


Una vita legata indissolubilmente a quel trabaccolo a cui ha dato tanto: «È stato colui che ha voluto acquistare il trabaccolo per iniziare il restauro. Gestire una nave da 18 metri che nel 2026 compirà cento anni non è un'impresa da poco, sia finanziariamente, ma anche dal punto di vista dell'impegno. L'ultima promessa che gli abbiamo fatto è che in questi due anni procederemo con i restauri, per cercare, nel 2026, di portare la barca a navigare nuovamente in mare, tentando di ripercorrere le antiche rotte istriane».


Quindi il presidente ricorda l'uomo-Zambon attraverso un aneddoto: «La matrice "furlana" che si portava lo rendeva noto per il suo non voler buttar via nulla. Alla fine delle feste era diventato famoso "l'incrocio Zambon", cioè un mix studiato dei vini rimasti. Anche sul cibo erano famose le sue pastasciutte "Mille gusti più uno", fatti con tutto quello che si trovava in cambusa. Spesso c'erano elementi improbabili che connotavano le sue creazioni, ma riuscivano». Da ultimo, Gin ricorda le discussioni: «Era un uomo di grande volontà, a volte si discuteva animatamente, ma poi, passata la sfuriata, si trovava sempre il bene per l'associazione e si finiva sempre con un sorriso e un bicchiere di vino». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino