ROVIGO - Una morte che aveva scacciato una volta, lottando, e che lo ha ghermito domenica, colpendo come un cazzotto alla bocca dello stomaco i suoi familiari. Con il...
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L’INCIDENTE
Era la sera di venerdì 28 novembre 2008 e l’allora 57enne direttore della filiale di Villadose della Banca di credito cooperativo del Polesine era appena uscito dal suo ufficio, in piazza Corte Barchessa. Un nuovo incarico, perché era stato trasferito in quella sede da un annetto, dopo aver retto a lungo la filiale rodigina dello stesso istituto, in viale Porta Po. Pizzardo era a piedi insieme a un paio di colleghi. Avevano attraversato insieme il ponte sul Ceresolo e in via Umberto I si erano salutati, andando ognuno verso la propria auto. Pizzardo era diretto a casa, in via Gorizia, a Rovigo. Ma a casa quella sera non è arrivato. Un passante, infatti, lo scorge accasciato a terra sul marciapiede. È ferito alla testa, ma inizialmente si pensa possa essere l’effetto di una caduta dovuta ad un malore. La verità emerge solo dopo, quando si scopre che è stato investito da un’Alfa 156, il cui conducente, un uomo di Villadose della sua stessa età, si era presentato dai carabinieri un’ora dopo l’incidente. In gravissime condizioni era stato portato in Rianimazione a Padova e tenuto in coma farmacologico. Ma si era rialzato e aveva scacciato i fantasmi. Riprendendosi, passo dopo passo, battaglia dopo battaglia, la sua vita. Con il sorriso.
Lascia la moglie Laura Cuozzo, che ha lavorato come impiegata al Teatro Sociale, il figlio Enrico con la nuora, i nipotini, le sorelle Elisabetta ed Emanuela. L’ultimo saluto ad Alfredo Pizzardo domani, alle 10.30, nella chiesa di San Francesco. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino