Alexandra, la prima gondoliera: "Chiamatemi Alex, sono transgender"

Alexandra, la prima donna gondoliera: "Chiamatemi Alex, sono transgender"
VENEZIA - «Chiamatemi pure Alex Hai, perché sono transgender». Si confessa così Alexandra Hai, salita alla ribalta delle cronache circa dieci anni fa per...

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VENEZIA - «Chiamatemi pure Alex Hai, perché sono transgender». Si confessa così Alexandra Hai, salita alla ribalta delle cronache circa dieci anni fa per essere stata la prima donna a lavorare come gondoliera a Venezia.


Hai racconta di essere nata in un corpo di donna, ma di sentirsi uomo da sempre. Giunta a Venezia dalla Germania negli anni '80, Hai non ha più abbandonato i canali della laguna. «I pronomi corretti da usare quando ci si riferisce a me, in qualsiasi momento della mia vita (indipendentemente da come sono stato pubblicamente conosciuto in quel momento) - puntualizza in 'rete' - sono lui/suo. Non è corretto riferirsi a me come 'lei' o 'Alexandra' per qualsiasi motivo».



È lui stesso a raccontare i difficili inizi in una professione che non aveva mai visto prima donne al remo di una gondola. «Dopo anni di studio rigoroso che ho iniziato nel 1996 come apprendista gondoliere, ho vinto una causa nel 2007 che mi ha permesso di portare i turisti sulla mia gondola. Nel 2015, la sentenza del 2007 che mi ha permesso di lavorare come gondoliere, è stata confermata dalla Corte Suprema di Roma».


Ad accompagnarlo nella sua rivoluzione copernicana delle leggi del remo, la solidarietà di tante donne. Come l'allora assessore municipale alle pari opportunità Franca Bimbi che, commentando il suo primo fallimento al test da gondoliere, aveva detto convinta: «non è una sconfitta delle donne. Semmai Alexandra ha pagato per tutte noi il pedaggio di un traghetto difficile da passare, come è già stato fatto da ogni pioniera, in tutte le professioni». Eppure è a quelle stesse donne che ne hanno seguito l'esempio, come la giovane mamma di due bimbi Giorgia Boscolo, laureata gondoliera sette anni fa, che oggi Alex si rivolge. Per sottolineare che se la strada professionale è la stessa, quella umana è diventata un'altra: «Sono favorevole alla parità di diritti per le donne e ho dimostrato che l'arte del canottaggio può essere messa in pratica anche da una ragazza. Tuttavia, io stesso non sono una donna, e la lotta del femminismo non è la mia lotta personale - conclude -. Voglio solo fare il lavoro che mi appassiona». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino