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Calcio bellunese in lutto per la morte di Aldo Borsato. A 72 anni, se ne va un vero personaggio dello sport locale. Nato nel 1950, aveva lavorato nel mondo della scuola, ma era conosciuto per la sua attività di allenatore. In particolare, per avere guidato dalla panchina il grande Sedico di fine anni Ottanta. Una cavalcata memorabile, quella in Coppa Italia dilettanti del 1988-89: i biancocelesti del presidente Settimo Merotto raggiunsero le finali di Lumezzane dove, pur sconfitti 2-0 da una squadra di categoria superiore, il Molfetta, acquisirono il diritto di partecipare all’Interregionale. Vi restarono per un solo anno giocando contro campioni del calibro di Beccalossi, prima di retrocedere nella neonata Eccellenza. Fu sul finire degli anni Novanta che i colori biancocelesti si sciolsero in quelli granata della Feltrese che ne acquisì i diritti: la squadra emigrò così allo Zugni Tauro e mantenne nel suo Dna un po’ di quel Sedico. Ma questa è un'altra storia, oggi riscritta dalla Dolomiti Bellunesi. Ma a proposito di fusioni e imprese di Coppa, per ricordare Borsato riproponiamo l'intervista rilasciata a Egidio Pasuch e pubblicata nel 2013 sul Gazzettino. "Ha seguito una delle settimane più calde del calcio bellunese dalla Croazia. E ha sofferto in cuor suo. Ha visto sparire ancora una volta il Sedico, che si è fuso nel San Giorgio, e ha visto sfumare anche il sogno promozione dell'Union Ripa Fenadora. Aldo Borsato è stato uno storico protagonista del calcio bellunese. Del quale ora resta un entusiasta osservatore. «Mi dispiace molto - spiega - che l'avventura dell'Union si sia interrotta. È stata comunque una bella impresa, quella dei feltrini. Ma da allenatore di quel Sedico che arrivò alla finale nazionale di Coppa Italia, rimarco che, anche alla luce di questo risultato che dimostra quanto sia difficile per una bellunese imporsi al di fuori del proprio ambito, quella fatta dal Sedico nella stagione 1988-89 fu davvero una grande impresa. Credo che, con il Belluno, il Sedico sia stata l'unica formazione ad arrivare tanto in alto. Lo dico per evidenziare i meriti di quella squadra che davvero compì una grande impresa. Un'impresa che, di anno, in anno, appare sempre più leggendaria ed impossibile». Quanto alla fusione del «suo» Sedico con il San Giorgio, Borsato non si sbilancia. «Sono dispiaciuto che da solo il Sedico non abbia avuto la possibilità di marciare con le sue gambe.
Il Gazzettino